Un convegno per fare il punto su ciò che sta cambiando e su ciò che cambierà a Novara dopo l’annuncio dell’insediamento di Silicon Box, il colosso asiatico dei semiconduttori. È quanto ha proposto l’associazione culturale Drin Drin, che da anni si occupa di divulgazione e innovazione, organizzando all’Arengo del Broletto un incontro pubblico dal titolo “Novara Silicon Valley – Incontro con i Protagonisti dell’Innovazione”
Un’occasione concreta per discutere le implicazioni del maxi-investimento da oltre 3 miliardi di euro che porterà ad Agognate uno dei poli più avanzati al mondo per il packaging dei microchip. Ma anche una riflessione aperta sul ruolo dell’industria, della formazione e delle politiche pubbliche sul territorio.
A spiegare cosa significa davvero “fare chip” ci ha pensato Marco Sciamanna, presidente di GlobalWafers Co. (Memc), tra i maggiori produttori mondiali di wafer in silicio, componente base per la microelettronica. Un intervento tecnico ma tutt’altro che freddo, in cui Sciamanna ha tracciato l’evoluzione di questi minuscoli cervelli digitali: «Un chip è fatto da miliardi di interruttori miniaturizzati – ha detto – che svolgono operazioni complesse a partire da impulsi semplici. È il quarto bene più scambiato al mondo, ma presto sarà il primo». La materia prima? Il silicio, secondo elemento più abbondante in natura dopo il carbonio. «Lo lavoriamo in fette, su cui vengono incisi i circuiti. Poi va impacchettato con altissima precisione, e qui entra in gioco Silicon Box, specializzata proprio in questo passaggio cruciale della filiera».
La testimonianza più “locale” l’ha portata Davide Ardizzoia, co-fondatore e CTO di 3ntr, azienda di Oleggio che ha saputo reinventarsi nel tempo: nata negli anni ’50 per la componentistica del tessile, oggi produce stampanti 3D industriali e lavora con brand come Google, Ferrari, Crocs e Louis Vuitton. Una storia di innovazione radicata sul territorio, che Ardizzoia ha rivendicato con orgoglio: «Abbiamo scelto di restare in Italia perchè il made in Italy resta una garanzia nel mondo. La tecnologia può nascere anche in provincia, se c’è visione e competenza».
In chiusura, un auspicio preciso: «Attenzione a non fare della logistica un alibi. Serve una politica industriale che valorizzi competenze e manifattura. La logistica dà lavoro, ma rischiamo di perdere troppa conoscenza».
Tra i relatori, anche in qualità di commissario straordinario per l’operazione Silicon Box, è stato il sindaco Alessandro Canelli, che ha tracciato un bilancio dei suoi nove anni di mandato: «Nel 2016 avevamo un tasso di disoccupazione superiore al 12%, con i servizi sociali al collasso. Giravo per le case popolari e vedevo persone a casa senza niente da fare».
Da qui la scelta di puntare su logistica, università e attrazione degli investimenti: «Novara ha una posizione strategica in Europa, lungo il corridoio logistico nord sud. Abbiamo fatto solo una variante strutturale, quella per Amazon. Per il resto abbiamo agito su aree già destinate. Il tasso di disoccupazione oggi è al 6%. Il nostro obiettivo è diversificare: moda, manifattura, servizi, formazione». E il futuro tra dieci anni? «Una città industrialmente più solida, con un ruolo centrale dell’università e un’identità fondata sul lavoro qualificato. Silicon Box è un punto di partenza, non un traguardo».
A moderare l’incontro è stato Ruben Cortese, con il merito di tenere insieme mondi diversi – politica, tecnologia, imprenditoria – e trasformare una tavola rotonda in un momento di confronto.