Sui lampioni della luce di Novara è sbocciata una campagna elettorale non autorizzata, ma decisamente ispirata. In questi giorni, misteriosi cartelli hanno iniziato a comparire in città con messaggi improbabili, surreali, ironici e irresistibilmente provocatori che invitano ad andare a votare al referendum dell’8 e 9 giugno: «Gesù è morto in croce, tu puoi mettere una crocetta», «Se non voti ti rubano il portafoglio», «Sei troppo sexy per non andare a votare», «Se voti te la do». Chi sia l’autore (o l’autrice, o il collettivo) dell’iniziativa, non è dato saperlo. Ma un paio di cose sono chiare: hanno il dono della sintesi e, soprattutto, sanno come si tiene viva l’attenzione in epoca di scroll compulsivo.
Una trovata di marketing civico? Una chiamata alle urne travestita da meme? Una forma d’arte partecipativa? Difficile dirlo. Quel che è certo è che la città si è svegliata con un invito al voto molto più efficace di certi dibattiti tv: diretto, colorito e con un tempismo da applausi.
Che si tratti del referendum o della semplice voglia di far parlare di sé, poco importa: in un’epoca di astensionismo da record, anche un cartello attaccato con lo scotch può fare più di mille appelli istituzionali. E forse è proprio questo il punto: la politica langue, l’ironia no.
Nel dubbio, come suggerisce uno dei cartelli più fotografati “Sei troppo sexy per non andare a votare”, ci chiediamo: chi siamo noi per contraddire un lampione?