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Torna la rubrica letteraria a cura di Claudia Cominoli

L’astronauta William Anders ha intitolato così, ‘alba della Terra’, la foto da lui scattata alla vigilia di Natale del 1968, durante una delle orbite intorno alla Luna compiute durante la missione spaziale Apollo 8. Un’immagine del nostro pianeta come non era mai stato visto prima: dall’esterno, mentre sorge oltre l’orizzonte lunare, immerso nel buio per la metà inferiore, la metà superiore ben illuminata dalla luce del Sole.

Quell’immagine ha cambiato per sempre la nostra percezione della Terra, un’oasi azzurra e verde in un deserto di oscurità, rivelando un mondo di maestosa bellezza e delicata fragilità. Soltanto tre anni dopo quello scatto iconico l’Overshoot Day, il giorno del debito ecologico, ha cominciato a scandire il tempo della nostra consapevolezza: non ci siamo limitati a godere dell’incanto della natura e dei suoi splendidi paesaggi, ma l’abbiamo sfruttata senza porci limiti, inquinando aria ed acqua, consumando prima del tempo tutte le risorse rinnovabili che gli ecosistemi sono in grado di rigenerare in un anno.

“Natura è tutto ciò che noi vediamo: / il colle, il pomeriggio, lo scoiattolo, / l’eclissi, il calabrone. / O meglio, la natura è il paradiso. / Natura è tutto ciò che noi udiamo: / il bobolink, il mare, il tuono, il grillo. / O meglio, la natura è armonia. / Natura è tutto quello che sappiamo / senza avere la capacità di dirlo, / tanto impotente è la nostra sapienza / a confronto della sua semplicità”.

Emily Dickinson prova a dire il fascino che la natura esercita su di noi con la semplicità di ciò che vediamo e udiamo, senza significati simbolici o metaforici.

Mentre gli scienziati continuano ad indagarne i misteri, aziende e istituzioni lavorano per la sostenibilità, noi, per abitare responsabilmente il Pianeta, possiamo accendere lo sguardo poetico, perché guardare il mondo attraverso la lente della poesia può rendere più attenti e più sensibili.

La filosofa spagnola Maria Zambrano ha sottolineato che la cultura occidentale ha separato il pensiero logico – razionale da quello poetico, ma che questa scissione mostra dei limiti, perché il discorso letterario non aiuta soltanto a percepire la bellezza che ci circonda, ma ci insegna anche ad averne cura.

L’arte in tutte le sue manifestazioni ha sempre affrontato il complesso rapporto tra uomini e natura – madre, è da sempre un’alleata di chi ama il Pianeta, anche se da qualche tempo è presa in ostaggio: nemmeno la Gioconda è stata risparmiata dalle azioni radicali degli attivisti, che trovano utile sfogare la loro ecoansia lanciando zuppa al pomodoro sul capolavoro di Leonardo da Vinci.

L’urgenza dei problemi ambientali è tale che nessuno dovrebbe restare indifferente; mentre ‘Extinction Rebellion’ e ‘Ultima generazione’ imbrattano monumenti o colorano i fiumi di verde smeraldo, molti giovani si iscrivono ad Agraria e tanti Under 35 si impiegano nel settore primario, credono nel valore della terra, nella sua essenza e potenzialità generatrice.

Se il Green deal, la politica UE per la sostenibilità ambientale, fa i conti in questi giorni con la forza dei trattori, è bene ricordare che ancora oggi il cuore verde della nostra tradizione sono le attività del settore primario: una storia di persone e dedizione al territorio e alla sua salvaguardia, che ha contribuito a plasmare il paesaggio e la cultura del nostro Paese.

A tutti quelli che auspicano un cambiamento radicale negli stili di vita e nel sistema dei valori delle persone, solidali e capaci di attribuire importanza alla natura e alle relazioni con gli altri, dedico il manifesto programmatico di Franco Arminio:

“Abbiamo bisogno di contadini, / di poeti, gente che sa fare il pane, / che ama gli alberi e riconosce il vento. / Più che l’anno della crescita, / ci vorrebbe l’anno dell’attenzione. / Attenzione a chi cade, al sole che nasce / e che muore, ai ragazzi che crescono, / attenzione anche a un semplice lampione, / a un muro scrostato. / Oggi essere rivoluzionari significa togliere / più che aggiungere, rallentare più che accelerare, / significa dare valore al silenzio, alla luce, / alla fragilità, alla dolcezza”.

Nel domani che vorrei non mancano i poeti: non vivono di slogan, hanno gli strumenti per interpretare in maniera critica e autonoma la realtà e per immaginare un mondo migliore.

Immagine: W. Anders, Earthrise

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Claudia Cominoli

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