Slow Medicine

Fermiamoci, per favore

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Stiamo attraversando un momento drammatico. L’epidemia da coronavirus continua la sua crescita, in particolare in Lombardia: oggi, domenica 8 marzo, si è registrato un incremento nel numero dei casi del 26% rispetto a ieri (1.326 casi in più per un totale di 6.387 malati in Italia) e addirittura del 57% nel numero dei morti (133 in più, per un totale di 366 deceduti in Italia).

Un altro dato estremamente preoccupante è quello dei pazienti ricoverati in Terapia Intensiva: 650 in Italia, di cui ben 399 nella sola Lombardia. L’infezione da coronavirus provoca infatti nel 10% all’incirca dei contagiati un quadro di grave insufficienza respiratoria che rende necessario il supporto della ventilazione meccanica per molti giorni. E i reparti di Terapia Intensiva sono messi a dura prova in questi giorni per quanto riguarda sia le risorse umane, con medici e infermieri a rischio di contagio e sottoposti a turni massacranti, sia le attrezzature: posti letto, ventilatori, pompe e altre tecnologie. Un ulteriore sovraccarico delle Terapie Intensive potrebbe imporre una selezione dei pazienti da sottoporre a terapie invasive, ma anche ridurre la possibilità di trattare in urgenza altre patologie che necessitano di sostegno delle funzioni vitali, ad esempio un grave infarto del miocardio o un politrauma da incidente stradale.

Questa grave situazione è alla base della chiusura delle scuole e del decreto governativo di oggi, che definisce le nuove misure nazionali di contenimento dell’emergenza coronavirus.

Ma rivestono una enorme importanza anche i comportamenti individuali, che influiscono sulla circolazione del virus e di conseguenza sulla salute delle persone, in particolare quelle più anziane e più fragili che sono le più esposte.

Sono fondamentali il corretto lavaggio delle mani e le altre misure igieniche raccomandate, ma soprattutto il distanziamento sociale, il limitare il più possibile i contatti umani ed evitare luoghi affollati. Scene come quelle cui assistiamo anche in questi giorni, di alti numeri di persone sulle spiagge o in fila per gli impianti di risalita in montagna, o di giovani che non rinunciano alla movida o alle feste con gli amici, fanno pensare che una parte della nostra società, e in particolare i giovani, non abbia ancora compreso la gravità della situazione che stiamo vivendo.

Spetta dunque a tutti noi lanciare forte questo messaggio: fermiamoci, rimaniamo a casa o facciamo tranquille passeggiate nella natura, ma facciamo tutti la nostra parte!

Sapendo che l’infezione da Coronavirus per 9 persone su 10 è come un’influenza, ma per 1 su 10 è potenzialmente grave o molto grave. L’importante a questo punto è rallentarne la velocità di propagazione e non ammalarsi tutti a marzo 2020.

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Riproduzione Riservata
Sandra Vernero

Medico chirurgo, cofondatore e presidente Associazione Slow Medicine, coordinatore del progetto "Fare di più non significa fare meglio - Choosing Wisely Italy”

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