Più che una città in cerca di futuro, Trecate (seconda solo a Novara per numero di abitanti) oggi sembra il palcoscenico di Sei personaggi in cerca d’autore: figure politiche che vagano senza una trama, frammenti che non trovano un centro, identità che si moltiplicano o si dissolvono, maschere o volti che cambiano a seconda di chi li guarda. Dalla defenestrazione, il 13 giugno scorso, dell’ex sindaco Federico Binatti, il centrodestra trecatese è rimasto sospeso in una scena senza regia, dove ognuno recita il proprio monologo, ma nessuno costruisce una storia collettiva.
A meno di un anno dalle elezioni amministrative del 2026, il dibattito politico a Trecate non parla di città, di futuro, di visione: parla di chi occupa cosa e di come farlo, in alcuni casi, senza disturbare troppo gli equilibri di partito. Nel silenzio delle segreterie provinciali, tutto si è ridotto a un gioco di posizionamenti o di sopravvivenza.
Il fantasma di Binatti
Emblematica è proprio la parabola di Binatti. Deposto anche da due consiglieri del suo stesso partito, Fratelli d’Italia, continua a presidiare la scena politica: gazebo in piazza, iniziative come il “questionario ai cittadini” o lo “zaino solidale”, comunicati a firma del partito che lo ha cacciato. Il segretario provinciale, Angelo Tredanari, interrogato sulla legittimità di queste uscite, si è limitato a dire che «non ci sono violazioni del regolamento».
Ma è proprio questo il punto: se la politica si riduce a un problema di regolamenti, allora ha già smesso di essere politica. Nel frattempo la sezione locale è commissariata e fonti interne raccontano di simbolo conteso tra la fedelissima Rosa Criscuolo e l’ex segretario Rossano Canetta (pare avvicinato da esponenti dell’area più moderata) mentre il senatore Gaetano Nastri – dominus del partito – pare essersi eclissato in attesa delle elezioni provinciali, dove FdI punta sul sindaco di Romentino, Marco Caccia.
Risultato: da mes, il partito è di fatto ostaggio dell’ingombrante “fu” sindaco.
Il fratricidio leghista
In casa Lega si consuma un fratricidio politico: l’ex assessore Alessandro Pasca è riemerso rompendo il silenzio con la vecchia bandiera della polemica sulla moschea – tema identitario caro alla Lega – mentre il compagno di partito Mattia Felicetta lo ha smentito pubblicamente dichiarandolo decaduto da segretario cittadino, accusandolo di usare l’argomento come bastone elettorale che lui stesso mesi fa aveva riportato alla luce. Insomma, un’arena di rivalità personali in cui il segretario provinciale Massimo Giordano, invece di richiamare i suoi, si limita a far vigilare da lontano il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, come un regista stanco di contenere attori troppo egocentrici.
Gazebi incrociati
Forza Italia scalpita per tornare a sedersi al tavolo dei grandi. Sabato il segretario provinciale Diego Sozzani sarà in piazza per indicare la rotta azzurra e chissà se davvero confermerà l’ipotesi fatta mesi fa di candidare Giovanni Varone, “vittima” della stagione Binatti e deciso a riscattarsi.
Nella stessa piazza, in un curioso corto circuito, ci sarà anche il gazebo di Patto per il Nord (a cui sembra si sia avvicinata l’ex assessora Patrizia Dattrino) pronto a raccogliere firme contro la costruzione del ponte sullo stretto di Messina come se fosse questione centrale per il futuro di Trecate. Forse più che un ponte servirebbe una bussola…
Comparse in cerca di regia
Nel frattempo Giorgio Capoccia, candidato sindaco alle ultime amministrative del 2021, anche lui come Varone caduto sotto la giunta Binatti e in cerca di rivalsa, prova a trovare un nuovo posizionamento che, però, almeno al momento, nessuno sembra volergli concedere.
Mentre Roberto Minera, dopo aver annunciato la sua candidatura a sindaco alle vigilia delle ferie estive, con toni di autosufficienza («le persone le scelgo io»), è sparito nel silenzio, ma non sono poche le voci che lo danno intento a cercare appoggio con i simboli di partito con l’intramontabile politica dei due forni.
Lo spettatore non pagante
Sullo sfondo resta un settimo personaggio: il centrosinistra, che osserva dalla finestra, apparentemente soddisfatto del caos altrui, ma ancora immobile, come se attendesse che il sipario si alzi da solo.
La politica: maschere o volti?
Il punto non è se alla fine ci saranno molti candidati sindaco o se le coalizioni riusciranno a fare sintesi. Il punto è come si è arrivati a questo scenario: un vuoto di pensiero e di responsabilità dove il dibattito non riguarda le idee, ma i ruoli da occupare; non progetti per la città, ma regolamenti da aggirare; non comunità, ma carriere personali.
Se la politica si riduce a questo, muore come atto di pensiero, come spazio in cui si costruisce una visione collettiva e diventa pura amministrazione di ambizioni individuali. La politica non può essere una scena dove ognuno recita per sé. A pochi mesi dalle elezioni amministrative del 2026, Trecate avrebbe bisogno di una Politica, nel senso più alto del termine: non l’arte di indossare centomila maschere che occupano caselle, ma di avere volti autentici che immaginano un futuro.