Referendum, Alessio Cerniglia: «Rispettiamo il risultato, però…»

«Il risultato netto per il “Sì” va rispettato, ma la battaglia per difendere il valore della democrazia rappresentativa non si ferma». Alessio Cerniglia, giovane avvocato novarese che nelle ultime settimane aveva guidato insieme a un gruppo di persone politicamente trasversali un “Comitato di cittadini indipendenti per il No”, ha commentato così l’esito del referendum costituzionale.

In risultato che «evidenzia in ogni caso un dato che invita tutti a riflettere: quasi la metà degli italiani non è andata a votare, non sentendosi più di voler partecipare al massimo momento di espressione della democrazia». Da qui una sorta di invito a non arrendersi: «La battaglia che parte oggi è quella di ricucire un Paese lacerato da troppi anni di una politica concepita come un tifo da stadio, che ha allontanato i cittadini dalle istituzioni, non riconoscendole più come luogo di incontro, proposta e discussione per realizzare gli interessi della gente».

Per il referente del “Comitato per il No” il taglio dei parlamentari concepito dalla riforma costituzionale a questo punto confermata dal voto popolare «non è lo strumento idoneo per riportare quella che oggi tutti chiamano la “società civile” all’interno del Parlamento. Nostro malgrado – ha continuato ancora Cerniglia – siamo sicuri che gli effetti negativi di questa riforma si vedranno nei prossimi anni, avendo ben presenti due precedenti storici simili come la Riforma del Titolo V della Costituzione e il taglio di quelle Province che pur continuando a mantenere tutte le competenze di sempre non sono nemmeno in grado di riparare le strade e i tetti delle scuole la cui manutenzione è loro affidata, gestite inoltre da amministratori che necessariamente devono svolgere un doppio incarico».

L’auspicio, ha concluso, «è quello che a breve il Parlamento vari una nuova legge elettorale che consenta ai cittadini di scegliere davvero i propri rappresentanti, tornando a dare al più presto la parola agli elettori, che chiaramente hanno detto di non volere questo Parlamento e di desiderare solo quattrocento deputati e duecento senatori».

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Luca Mattioli

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