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L’addio che ha sconvolto il Pd. Borghi: «Resterò un punto di riferimento per il territorio»

Parla il senatore ossolano dopo la scelta di Iv. «Hanno prevalso dinamiche politiche superiori, niente di personale con i vertici del Pd novarese e del Vco»

E’ un Enrico Borghi come sempre pacato, quello che abbiamo raggiunto telefonicamente a due giorni dall’abbandono del Partito Democratico e dall’ingresso in Italia Viva, con tanto di conferenza stampa al fianco di Matteo Renzi. Lasciando ad altri l’analisi “nazionale”, con lui affrontiamo un discorso prevalentemente locale. Con questa migrazione, infatti, il centrosinistra novarese, ma soprattutto del Verbano Cusio Ossola, perde di fatto il suo unico rappresentante a Roma.

Il senatore Borghi (nella foto scattata a Domodossola martedì in occasione della sua partecipazione alla celebrazione della ricorrenza del 25 Aprile) minimizza questo aspetto, respingendo prima di tutto accuse di tradimento: «Come parlamentare sono e resterò sempre un punto di riferimento per i nostri territori, continuando a occuparmi di quei temi per i quali mi sono sempre battuto – dichiara -. La mia è stata una scelta a fronte di una riflessione compiuta a livello politico nazionale. Nulla di personale nei confronti di dirigenti del Pd novarese e del Vco, che continuerò a ringraziare insieme a tanti cittadini e cittadine che, con il loro lavoro nel corso della campagna elettorale, hanno contribuito alla mia elezione a Palazzo Madama».

«Amicizie e rapporti personali restano, ci mancherebbe – continua – ma in questa fase hanno finito con il prevalere dinamiche politiche superiori. Con questo alludo a quel cambiamento in atto all’interno del Partito Democratico che, di fatto, sta finendo per assumere, con la neo segretaria Elly Schlein connotati “massimalisti”, in aperto contrasto con quelle posizioni riformiste per le quali mi sono sempre impegnato». Al recente congresso, Borghi si era schierato con il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini.

E adesso? «Lavorerò, a Roma come altrove, alla “fabbrica” del Terzo Polo. Al di là delle diatribe Renzi – Calenda, c’é bisogno di una forza politica che, tanto a livello nazionale quando localmente, lavori per occupare uno spazio molto importante prima che ci arrivino le destre» conclude il senatore.

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Luca Mattioli

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