A pochi giorni dalle elezioni comunali del 25 e 26 maggio, i cittadini di Orta si trovano davanti a un appello che sta facendo discutere: una lettera firmata dall’ex sindaca Elisabetta Tromellini, insieme ad altri esponenti del suo gruppo Insieme per Orta, invita apertamente a non andare a votare.
Una scelta che segna un punto critico nella già tormentata vicenda politica del comune cusiano. Tromellini, eletta nel 2023 alla guida della lista Orta Si Cambia, è stata sfiduciata dopo appena sei mesi di mandato a causa di forti tensioni interne alla maggioranza e accuse reciproche che hanno paralizzato l’attività amministrativa. Una crisi sfociata nel commissariamento dell’ente, seguita da mesi di silenzio e fratture ancora aperte.
Ora, di fronte a una nuova tornata elettorale con una sola lista in corsa, quella guidata da Giorgio Angeleri, l’ex prima cittadina lancia un invito chiaro: disertare le urne per delegittimare chi, secondo lei, ha «portato il commissario a Orta» ma anche a «non partecipare a una competizione elettorale che non rispecchia i valori della correttezza, della trasparenza e della sincerità». Nella sua lettera, Tromellini accusa la nuova lista di essere espressione degli stessi poteri che hanno ostacolato il suo mandato e di aver messo in campo un programma elettorale che è «l’esatta fotocopia del programma della lista “Orta si cambia – Tromellini Sindaco” che lo scorso anno ha vinto le elezioni».

Ma è proprio su questo punto che si apre un interrogativo fondamentale: è davvero questa la strada giusta per difendere la democrazia? Per quanto possa sembrare una forma di protesta legittima, l’invito a non votare rischia di diventare un boomerang pericoloso, soprattutto se a lanciarlo è una figura pubblica che ha rappresentato i cittadini in un ruolo istituzionale.
Un amministratore, anche e soprattutto nei momenti di sconfitta, ha il dovere di promuovere il confronto, non l’abbandono delle regole democratiche. La sfida politica si vince nelle sedi opportune – nei consigli comunali, nei dibattiti pubblici, nelle urne – e non sottraendosi al confronto. Invocare l’astensione come strategia per “azzerare” l’avversario è un messaggio che mina la fiducia nelle istituzioni e nel valore stesso della partecipazione civica.
In democrazia, non si cambia ritirandosi: si cambia resistendo, proponendo alternative, rimanendo presenti. Soprattutto in un contesto come quello ortese, dove la credibilità della politica ha bisogno di essere ricostruita, e dove i cittadini si aspettano visione e coraggio, non appelli al silenzio. Il rischio, seguendo questo invito, è quello di lasciare vuoto lo spazio del dissenso, proprio quando sarebbe più utile che fosse attivo, presente, vigile.
La delusione di Elisabetta Tromellini, umanamente comprensibile dopo un’esperienza breve e burrascosa, non può giustificare una posizione che indebolisce il senso stesso della cittadinanza. La vera sfida, per chi crede ancora in un progetto alternativo per Orta, sarà esserci oggi per tornare a contare domani. E per esserci, la prima regola è semplice: non smettere di votare.