Ho sempre amato Parigi e Roma quasi alla stessa maniera. Roma è la città della mia infanzia. Da bambino e da ragazzo passavo almeno quindici giorni all’anno a Roma, dai miei zii e da giovane e poi da uomo maturo, ho sempre passato almeno una settimana all’anno a Parigi. Posso ben dire di conoscerle entrambe come le mie tasche.
Sono due città che appartengono a periodi diversi della mia vita. Potrei mai io amarne una di più di un’altra? No, non potrei. E così per chi vi scrive Roma e Parigi non sono mai state due entità contrapposte. Nel mio animo semmai prese vita quel sentimento di trasporto che fu anche del poeta Guillaume Apollinaire che dall’amore per il grigio argento di Parigi, passò all’amore per il giallo-ocra di Roma. Per me avvenne il contrario, ma serbo per le due città un grande amore. È con questo stato d’animo che ho sempre seguito il lavoro di Albert Uderzo, un altro grande artista che ci ha lasciati in questi giorni.
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La sua Lutetia nemica e in perenne guerra contro Roma imperiale per me non esiste, allo stesso modo, Albert Uderzo e la sue creaturine, Asterix e Obelix, sono per me dei simpatici birbanti. Oggi è partito per l’al di là anche lui; un periodaccio non c’è che dire, oltre il dramma che stiamo tutti vivendo, in pochi giorni sono scomparsi, un grandissimo scrittore come Alberto Arbasino, un grande architetto come Vittorio Gregotti.
E due grandi fumettisti come Claire Bretécher, e ieri Albert Uderzo. Coincidenze, certo, ma che ci fanno sentire più soli, anche se non più poveri, poiché il patrimonio di opere della creatività che ci hanno lasciato resterà sempre con noi.
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