C’è un magnifico volume edito da Bompiani qualche anno fa la cui autrice è Judith Schalansky e che si intitola “Atlante delle isole remote” ed ha un sottotitolo sfacciatamente sincero: “Cinquanta isole dove non sono mai stata e dove non andrò mai”. Come darle torto? Nessuno suppongo, a parte il mio amico Marco Pagani (grande e curiosissimo viaggiatore), sente davvero la necessità di visitarle.
Il libro è molto affascinante ma, parliamoci chiaro, chi di Voi muore dalla voglia di partire per l’isola di Solitudine nel Mar Glaciale Artico? Chi di Voi non vede l’ora di bagnarsi nella acque dell’isola di Tromelin nell’Oceano Indiano? E chi vorrebbe andare a fare il turista nell’isola di Clippetton nel Pacifico? Ognuna di queste isole ha qualcosa di davvero unico. Per esempio l’Isola di Solitudine piazzata nel bel mezzo del mar di Kara (Russia), ha una temperatura media di sedici gradi sotto zero, quella di Tromelin deve il suo nome al capitano di corvetta francese Chevalier de Tromelin che nel 1760 trasse in salvo i naufraghi di una nave della compagnia delle Indie orientali.
Sull’isola di Clipperton invece, il 17 giugno del 1917 le donne dell’isola uccisero a martellate sulla faccia, Victoriano Alvarez, ex guardiano del faro autoproclamatosi re e violentatore di fanciulle. Insomma una lettura interessante ma che non ispira certo voglia di viaggiare.
Con una certa sorpresa mi sono reso conto che nel volumetto manca anche un’altra celebrata isola. Celebrata dalla letteratura e dalla poesia, oggetto di sceneggiature cinematografiche e anche di leggende metropolitane. Si tratta della cosiddetta isola che non c’è, il cui vero nome è “Isola pedonale di Novara”.
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