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“Tratti e ritratti”, nel segno e a confronto con Edmondo Poletti

Visitabile sino a martedì 24 ottobre al Castello Visconteo Sforzesco la mostra, curata da Spazio Vivace, che accosta alcuni lavori dello storico maestro novarese a quelli di sei artisti contemporanei

Accostando – anche fisicamente – alcuni lavori di Edmondo Poletti a quelli di sei artisti contemporanei si riesce ad apprezzare la straordinaria contemporaneità lasciataci dall’opera del maestro novarese. E’ quello che emerge visitando al Castello Visconteo Sforzesco di Novara la mostra “Tratti e ritratti” (l’inaugurazione è avvenuta nei giorni scorsi e sarà aperta al pubblico con ingresso libero sino a martedì 24 ottobre, dalle 10 alle 19), organizzata da Spazio Vivace in collaborazione con l’associazione Taaf di Carpignano Sesia e la Provincia di Novara, ma soprattutto grazie ancora una volta alla disponibilità della famiglia di Poletti, rappresentata dalla nipote Ornella, da tempo “custode” del patrimonio dell’artista scomparso ormai nel lontano 1979.


In occasione di questo terzo appuntamento che Spazio Vivace ha voluto dedicare a Poletti, a interagire con i suoi lavori ecco quelli di Federico Cozzucoli, Paolo Maccari, Enzo Maio, Florine Offergelt, Costantino Peroni e Josephine Sassu. Un Poletti decisamente anticipatore dei tempi, ha detto la direttrice artistica di Spazio Vivace Veronica Armani, intervenendo dopo il saluto istituzionale portato dalla consigliera delegata alle Politiche culturali della Provincia, Marzia Vicenzi.


La critica d’arte Federica Mingozzi ha sottolineato l’importanza di questo nuovo appuntamento con Edmondo Poletti, «quello della riscoperta di una delle figure più significative del territorio, che per ragioni storiche diverse in un certo periodo è stato magari trascurato a favore di altri, ma che in verità vale la pena di riscoprire».


Un artista, come ha ricordato Veronica Armani, «che ha saputo toccare con mano tutte le forme d’arte, non ultima quella della divulgazione». Lo stesso Poletti si era infatti messo a disposizione come una sorta di “motore” di ricerca, trasformando la la sua celebre soffitta cittadina in un punto di aggregazione culturale. Poletti non è un artista, ha aggiunto ancora Mingozzi, «che vale la pena di ricordare solamente come esecutore di opere, ma è anche un cultore della materia, dando a questa espressione il significato più ampio della terminologia e quindi a lui dobbiamo riconoscergli il merito di aver aperto una serie di strade. Che cosa ha lasciato Poletti a noi oggi? Sicuramente delle opere meravigliose, ma la sua “eredità” attraverso le forme e gli studi che posiamo osservare negli artisti della contemporaneità, perché c’é un po’ di Poletti in ognuno di noi».

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Luca Mattioli

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