Lo spettacolo Jabra, atteso il 4 luglio a Novara all’interno della rassegna Le Notti di Cabiria, non andrà in scena. La compagnia palestinese INAD Theatre di Betlemme, tra le più significative voci artistiche del mondo arabo, non ha ricevuto il visto necessario per lasciare i territori occupati. Una circostanza drammatica, che va ben oltre la delusione per un evento rimandato.
Dietro a quello che potrebbe sembrare un mero disguido burocratico c’è infatti la realtà brutale e quotidiana della Palestina: un popolo sotto occupazione, privato sistematicamente della libertà di movimento, di espressione e – in questo caso – anche del diritto di raccontarsi attraverso l’arte. La guerra scoppiata recentemente tra Israele e Iran ha aggravato una situazione già al limite, rendendo pressoché impossibile la concessione di visti a cittadini palestinesi. È così che una compagnia teatrale, pronta a condividere con il pubblico italiano una storia di memoria e resistenza, è rimasta bloccata dietro una frontiera invalicabile.
Jabra sarebbe stata l’unica data Italia nel tour europeo. Uno spettacolo in lingua araba originale con i sottotitoli in italiano.
Jabra è un monologo tratto dalla vita di Jabra Ibrahim Jabra, figura emblematica della letteratura palestinese. Poeta, romanziere, traduttore, è stato anche simbolo di un’identità culturale che non si arrende, nemmeno sotto le macerie di un’occupazione lunga decenni. Lo spettacolo, scritto e interpretato da artisti del calibro di Khalid Massou e Emil Saba, avrebbe dovuto restituire al pubblico un ritratto lirico e intimo dell’infanzia dello scrittore: le strade di Betlemme, i giochi da bambino, la scoperta della lingua e della bellezza in un mondo segnato dalla violenza.
Invece, ciò che ci resta è il silenzio. E non è la prima volta. La cultura palestinese fatica da sempre a varcare i confini, ostacolata da procedure che diventano gabbie. Ogni viaggio, ogni tournée, ogni laboratorio richiedono mesi di autorizzazioni, controlli, incertezze. La libertà di movimento, che per molti artisti europei è una condizione naturale, per un attore palestinese è un privilegio raro. O, come in questo caso, un’illusione.
Cabiria Teatro, promotore dell’iniziativa, ha espresso rammarico e volontà di riprogrammare lo spettacolo, insieme agli eventi collaterali previsti: un laboratorio sul monodramma e un talk dedicato alla cultura palestinese. L’intenzione è chiara e lodevole: non cedere alla frustrazione ma rilanciare, convinti che Jabra debba arrivare a Novara, perché la sua voce merita ascolto.
Il teatro è un atto di libertà. In Palestina, è anche un atto di coraggio. Quando un visto viene negato a chi vuole salire su un palco per parlare di infanzia, sogni e dignità, non si limita un viaggio: si spegne, anche solo temporaneamente, una voce. E in tempi come questi, ogni voce che parla di pace, cultura e memoria è preziosa. Forse anche più di uno spettacolo.