Dal Gesù reale al Gesù testualizzato: il nuovo saggio di don Silvio Barbaglia presentato da Enzo Bianchi

“Dal Gesù reale al Gesù testualizzato” è il titolo del nuovo saggio di don Silvio Barbaglia, docente di Scienze bibliche al Seminario di Novara, parroco di Veveri e ideatore del ciclo di incontri Passio, che da anni rappresenta un punto di riferimento per il dialogo tra fede, cultura e società.

Nonostante si tratti di un volume imponente e di taglio tecnico, pensato soprattutto per gli studiosi, la presentazione al castello di Novara, promossa dal Circolo dei Lettori, ha richiamato un pubblico numeroso e partecipe. Segno della stima diffusa verso don Silvio e dell’interesse, sempre vivo, per la figura di Gesù.

Accanto all’autore, Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose e tra le voci più autorevoli del panorama teologico contemporaneo, ha dialogato con lui sottolineando una sintonia profonda: «Abbiamo in comune – ha detto – il pensiero dell’altrimenti, cioè la volontà di non adeguarsi al pensiero dominante, ma di cercare vie nuove e alternative».

Nel suo intervento, Bianchi ha riflettuto anche sulla condizione della Chiesa italiana, che a suo giudizio «vive una crisi perché percorre la via facile del riappacificarsi con il mondo». E ha aggiunto: «Il molto contemporaneo, che è cosa diversa dall’umanità amata da Dio, è oggi sotto il dominio del male: lo vediamo a Gaza, nelle guerre, nella perdita del senso del limite».

Il saggio di don Barbaglia parte da un’ipotesi di ricerca che si discosta dalle interpretazioni tradizionali del cosiddetto “Gesù storico”. L’autore sostiene infatti che, contrariamente a quanto affermato da gran parte dell’esegesi del Novecento, alla base dei Vangeli di Matteo e Luca non ci sarebbe una tradizione orale delle prime comunità cristiane successivamente messa per iscritto, ma un testo originario, scritto fin dall’inizio, in continuità con la cultura religiosa ebraica. Quel testo, perduto nel tempo, sarebbe il “Vangelo degli Ebrei”, da cui deriverebbero le narrazioni evangeliche giunte fino a noi.

Un’ipotesi innovativa e coraggiosa, che apre prospettive di ricerca inedite e che don Barbaglia si propone di approfondire in due nuovi volumi già in preparazione.

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Pier Luigi Tolardo

54 anni, novarese da sempre, passioni: politica, scrittura. Blogger dal 2001.

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Dal Gesù reale al Gesù testualizzato: il nuovo saggio di don Silvio Barbaglia presentato da Enzo Bianchi

“Dal Gesù reale al Gesù testualizzato” è il titolo del nuovo saggio di don Silvio Barbaglia, docente di Scienze bibliche al Seminario di Novara, parroco di Veveri e ideatore del ciclo di incontri Passio, che da anni rappresenta un punto di riferimento per il dialogo tra fede, cultura e società.

Nonostante si tratti di un volume imponente e di taglio tecnico, pensato soprattutto per gli studiosi, la presentazione al castello di Novara, promossa dal Circolo dei Lettori, ha richiamato un pubblico numeroso e partecipe. Segno della stima diffusa verso don Silvio e dell’interesse, sempre vivo, per la figura di Gesù.

Accanto all’autore, Enzo Bianchi, fondatore della Comunità di Bose e tra le voci più autorevoli del panorama teologico contemporaneo, ha dialogato con lui sottolineando una sintonia profonda: «Abbiamo in comune – ha detto – il pensiero dell’altrimenti, cioè la volontà di non adeguarsi al pensiero dominante, ma di cercare vie nuove e alternative».

Nel suo intervento, Bianchi ha riflettuto anche sulla condizione della Chiesa italiana, che a suo giudizio «vive una crisi perché percorre la via facile del riappacificarsi con il mondo». E ha aggiunto: «Il molto contemporaneo, che è cosa diversa dall’umanità amata da Dio, è oggi sotto il dominio del male: lo vediamo a Gaza, nelle guerre, nella perdita del senso del limite».

Il saggio di don Barbaglia parte da un’ipotesi di ricerca che si discosta dalle interpretazioni tradizionali del cosiddetto “Gesù storico”. L’autore sostiene infatti che, contrariamente a quanto affermato da gran parte dell’esegesi del Novecento, alla base dei Vangeli di Matteo e Luca non ci sarebbe una tradizione orale delle prime comunità cristiane successivamente messa per iscritto, ma un testo originario, scritto fin dall’inizio, in continuità con la cultura religiosa ebraica. Quel testo, perduto nel tempo, sarebbe il “Vangelo degli Ebrei”, da cui deriverebbero le narrazioni evangeliche giunte fino a noi.

Un’ipotesi innovativa e coraggiosa, che apre prospettive di ricerca inedite e che don Barbaglia si propone di approfondire in due nuovi volumi già in preparazione.

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