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Con Altan e Serra si è alzato il sipario su Scarabocchi

La partecipazione dell'illustratore satirico veneto con il giornalista ha aperto nel tardo pomeriggio di ieri, venerdì 13 settembre, la tre giorni del festival dedicato ai più piccoli (ma non solo)

Da quasi mezzo secolo la sua matita rappresenta uno degli strumenti più feroci utilizzati per colpire satiricamente la politica e la società italiane. Eppure il popolare disegnatore e illustratore Francesco Tullio Altan, almeno dal vivo, appare davvero come una sorta di antipersonaggio. Schivo, un po’ timido, forse non completamente a suo agio su un palcoscenico come quello del Teatro Coccia, Altan è interveneuto ieri sera, dialogando con l’amico giornalista Michele Serra, in occasione dell’apertura della quinta edizione di Scarabocchi, il festival dedicato ai più piccoli, ma anche alle famiglie, il cui apprezzamento cresce anno dopo anno.


«Un festival che prosegue nella continuità rispetto al passato», ha detto in apertura il sindaco di Novara Alessandro Canelli, intervenendo insieme alla direttrice del Circolo dei lettori Elena Loewenthal e a Marco Belpoliti dell’associazione Doppiozero, ideatori e organizzatori dell’iniziativa. Un grazie particolare il primo cittadino ha voluto rivolgere anche alla responsabile della sede novarese del “circolo” Paola Turchelli per l’attività svolta in questi anni. Scarabocchi, ha concluso Canelli, «è stato pensato per stimolare la creatività dei più piccoli ma anche dei genitori, per poterli coinvolgere il più possibile in questo percorso della valorizzazione della cultura». Quindi riflettori puntati su Belpoliti, Serra, ma soprattutto Altan, le cui parole hanno permesso di conoscere aspetti importanti di una sua lunga vita (a fine mese festeggerà il traguardo degli 80 anni) quasi di cosmopolita, tra Veneto, Sudamerica, la realtà milanese degli anni ’70 e poi la tranquillità di Aquileia, dove vive oggi.


Artisticamente lo si può definire autodidatta: «Ho fatto il Classico e poi, senza completare gli studi, Architettura – ha spiegato – Era una facoltà che mi piaceva, una specie di post liceo, perché si occupa di tantissime cose, che ho frequentato pur nella consapevolezza che non sai mani diventato architetto».


Nelle sue vignette, dove una delle caratteristiche è quella dell’utilizzo del tratto tratto tondeggiante, mettendo in evidenza le curve, si mescolano diversi personaggi e situazioni provenienti dall’alto quanto dal basso. Ci sono Trino, un Dio a volte un po’ impacciato, e Cipputi, l’operaio comunista perennemente scontroso. E poi la Pimpa, la cagnolina tanto amata dai più piccoli, diventata protagonista anche di diversi fumetti televisivi, che rappresenta invece la ricerca del dialogo, sino a vere “storie” legate a personaggi del passato come Cristoforo Colombo. Ma è attraverso la vignetta satirica, secondo Serra, «che Altan riesce a “fotografare” tanti aspetti di noi, quell’italianità dove si mescolano pavidità e rifiuto di assumersi certe responsabilità». E il futuro di Altan? «Mi piace quello quello che faccio anche se con tempi diversi rispetto al passato. Sono diventato un po’ più tollerante, ma quasi rassegnato».

Per il programma del festival leggi anche https://www.lavocedinovara.com/wp-admin/post.php?post=271391&action=edit

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Luca Mattioli

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