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La situazione delle cooperative del Quadrante nella “fotografia” della Camera di commercio

La prima indagine condotta dall'ente camerale Monte Rosa Laghi Alto Piemonte nel settore ha evidenziato un valore della produzione di 1,9 miliardi euro. Metà delle imprese ha aumentato il proprio fatturato e altrettante ha mantenuto lo stesso numero di addetti, mentre quasi una su tre lo ha aumentato

Alla fine del 2001 sono 602 le cooperative attive nelle quatro province del Quadrante piemontese nord – orientale. Rappresentano lo 0,9% delle imprese presenti sul territorio, il 21% del sistema cooperativistico piemontese e lo 0,8% di quello nazionale. La loro attività lo scorso anno ha generato – stimato dai dati di bilancio depositati – un valore della produzione di 1,9 miliardi di euro, imputabile per 1,2 miliardi al territorio di Novara, Biella, Vercelli e Vco, dando lavoro a 26.578 addetti. Nella maggioranza dei casi si tratta di piccole realtà, alcune addirittura piccolissime, che operano nei servizi alle imprese; e poi nei comparti della sanità, dell’istruzione, servizi pubblici e sociali.


Sono solo alcuni numeri della prima indagine nel settore condotta dalla Camera di commercio Monte Rosa Laghi Alto Piemonte e presentata giovedì mattina, 2 novembre, nella sede novarese di via degli Avogadro. Una “fotografia” dalla quale è tra l’altro emerso che nell’ultimo anno la metà degli intervistati ha dichiarato di aver registrato un aumento del proprio fatturato, così come il 51% ha mantenuto lo stesso numero di addetti, mentre poco meno di uno su tre (per la precisione il 29%) ha addirittura contriuito a un incremento dell’occupazione.


Al di là della crisi l’analisi ha quindi evidenziato più entrate e meno disoccupati, perché, come ha sostenuto Giovanni Gallo, presidente di Confcooperative Piemonte Nord, «la prima risposta alla crisi non è lasciare a casa le persone. Se da un lato ci sono delle complessità che si riflettono sul fatturato e sulla vita delle aziende, possiamo dire che il sistema cooperativo fino a oggi è riuscito a non perdere occupati per strada e non lasciare i propri soci in difficoltà». Le imprese, come tante realtà, patiscono una serie di complessità, ieri l’emergenza pandemica, oggi l’energia, ma per Gallo «il sistema cooperativo ha però al suo interno alcuni piccoli anticorpi che sta utilizzando. E’ chiaro che se la cosa dovesse continuare diventerà complesso anche per noi, ma i dati di oggi rappresentano alcuni piccoli segnali di tenuta, almeno dal punto di vista occupazionale».


Nel suo intervento Valentina Consiglio di Legacooperative Alto Piemonte ha voluto accennare invece il tema delle comunità energetiche, «proprio perché la cooperazione può offrire delle soluzioni in questo ambito, vista la sua particolare caratteristica che la vuole collocare al centro le persone, con una particolare attenzione al territorio e alla comunità».


Parlando di comunità energetica si vorrebbe quindi trovare «soluzioni alternative nella produzione di energia attraverso fonti sostenibili. La cooperativa possiede tutte queste caratteristiche come la vicinanza al territorio. Questa è una prospettiva, ma ce ne sono altre. Occorre lavorare nell’ambito della tematica energetica ma non solo, cionsiderando anche cosa stanno facendo le cooperative in questo particolare momento per stare vicine ai soci, continuando a garantire lavoro, e a quelle di abitazione, che offrono sostegno sul fronte del caro bollette. La cooperazione cerca in tutti i modi di attuare delle misure per poter risolvere in maniera innovativa tutti i bisogni della collettività».

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Luca Mattioli

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