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Confindustria, Filippa: «Decreto rilancio? Piuttosto Decreto elemosina»

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«Più che “rilancio” si dovrebbe chiamarlo DL “elemosina”. Sono mesi che sentiamo parlare di miliardi come fossero noccioline. Provate a chiedere a qualche imprenditore che conoscete, a qualche barista, a qualche ristoratore, albergatore o negoziante ormai chiuso da oltre due mesi se ha ricevuto un solo euro; alcuni, pochi, hanno avuto dalle banche un prestito che dovranno restituire. Le imprese di tutti i settori vogliono continuare a lavorare e a produrre ricchezza e benessere, ma hanno bisogno di una visione di lungo termine che favorisca concretamente lo sviluppo attraverso forti investimenti e una reale semplificazione normativa».

Non usa mezze parole il presidente di Confindustria Novara Vercelli Valsesia (Cnvv), Gianni Filippa, per commentare il decreto legge n. 34/202, noto come “DL rilancio” pubblicato poco fa in Gazzetta Ufficiale.

 

 

«È bene ricordare – continua Filippa – che l’Italia ha una grande capacità industriale e turistica e che non dobbiamo distruggere quanto costruito in tanti anni. Se, infatti, escludiamo gli interessi il bilancio primario dell’Italia dal 1995 al 2018 è stato in attivo di 724 miliardi, ma nello stesso periodo abbiamo pagato interessi sul debito pubblico per 1.862 miliardi. Uno dei problemi del nostro Paese è quindi il “danno reputazionale”: ci è costato, negli ultimi 10 anni, oltre 250 miliardi in più di interessi passivi rispetto al tasso che avremmo pagato se fosse stato uguale a quello tedesco o francese. Il nostro Paese ha quindi tutti gli strumenti per poter continuare a essere competitivo, ma a industria, artigianato, turismo e commercio servono misure strutturali, non soluzioni temporanee».

«Soltanto per fare due esempi – prosegue Filippa – è necessario che il bonus per le ristrutturazioni in edilizia sia utilizzabile da subito, per evitare che l’iter burocratico troppo complesso ne ritardi l’attuazione di molti mesi, vanificando la capacità di avviare subito investimenti. Non dovrebbe più succedere, poi, quanto accaduto con il bando di Invitalia sul contributo alle aziende per i dispositivi anti covid: chi è riuscito a inviare la domanda nei primi 60 secondi riceverà il rimborso, gli altri no. Uno stato civile eroga i contributi a chi li merita, non a chi si prenota prima…».

«Adesso – conclude il presidente di Cnvv – dobbiamo iniziare a pensare a un rilancio “vero”, che tenga presente le nuove esigenze, mettendo al centro l’uomo e che passa da forti investimenti in infrastrutture di comunicazione, materiale e digitale, scuole, università, nuove esigenze abitative, sanità, gestione delle acque e dei rifiuti. Serve un programma su più anni e che sia pianificato in modo serio, non con il sistema degli appalti al ribasso e con una burocrazia che frena ogni iniziativa orientata allo sviluppo. Il rilancio di cui abbiamo bisogno, infine, deve promuovere sempre più il Made in Italy, che ha ancora un’ottima immagine nel mondo e che dobbiamo continuare a potenziare con la qualità dei nostri prodotti. La Regione Piemonte ha attivato una lodevole iniziativa che dovrebbe portare contributi alle attività commerciali in tempi che spero brevi. Usciamo però dalla retorica dell’“andrà tutto bene”, perché se continuiamo così andrà tutto male, nella direzione di una decrescita che rischia di essere davvero infelice».

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