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Confartigianato Piemonte: «Indagini congiunturali trimestrali? C’è pessimismo»

Pessimismo riconducibile alla situazione geopolitica incerta, crisi pandemica, l'aumento dei prezzi e la siccità

Osservando quanto emerso nelle indagini congiunturali trimestrali realizzate da Confartigianato Imprese Piemonte, nell’ultimo trimestre 2021 e nel primo semestre del 2022 è possibile osservare il perdurare di un forte clima di pessimismo nonostante il leggero miglioramento di taluni indicatori, che rimangono pur sempre negativi. Tali percezioni delle imprese sono presumibilmente riconducibili al permanere dell’incertezza della situazione geopolitica, delle conseguenze della latente crisi pandemica e delle nuove ed altrettanto gravi problematiche emerse in questa prima parte dell’anno, sia per quanto riguarda la crisi energetica che l’aumento dei prezzi, oltre al più recente problema della siccità.

«Il comparto dell’artigianato piemontese – ha commentato Giorgio Felici (in foto), presidente di Confartigianato Imprese Piemonte – nonostante le importanti manifestazioni di forza e resistenza osservate nelle ultime analisi congiunturali, è sottoposto ad una fortissima pressione dettata dalle concause dell’enorme crisi che investe tutti i settori. Tale congiuntura va a sommarsi alle problematiche di lunga data che caratterizzano il mercato italiano: un cuneo fiscale insostenibile, burocrazia eccessiva, una mancanza di investimenti in formazione dei giovani che negli ultimi mesi ha portato ad un’enorme difficoltà nel reperire le risorse umane necessarie, nonché l’assenza di una politica industriale coerente e su misura per i territori».

«Il credito – ha continuato Felici – si conferma strategico per le micro e piccole imprese. A livello territoriale si registra un aumento dei prestiti alle piccole imprese in diciassette regioni, con una crescita tre volte la media per Campania (+4,5%) e Sardegna (+3,9%) seguite dal Lazio (+3,2%), mentre il Piemonte si colloca al sedicesimo posto con un +0,6%. All’opposto, si rilevano flessioni per Friuli-Venezia Giulia (-2,6%), Veneto (-1,5%), Provincia Autonoma di Trento (-1,1%) ed Emilia-Romagna (-0,4%)».

Secondo quanto rilevato dall’Osservatorio dell’Artigianato della Regione Piemonte, al 31 dicembre 2021 le imprese artigiane piemontesi ammontavano a 117.286; le proiezioni dell’Ufficio Studi di Confartigianato Imprese Piemonte prevedono che nel secondo semestre 2022 vi sarà una leggera diminuzione nel numero di imprese pari a 63 unità produttive.

Dalle indagini dell’Osservatorio del Mercato del Lavoro della Regione Piemonte, aggiornate a luglio 2022, emerge che gli apprendisti sono 17.482.

A luglio 2022 l’occupazione nel comparto artigiano piemontese si posiziona a 238.895 unità lavorative, di cui 128.977 autonomi e 109.918 dipendenti. Nel 2007 gli addetti, tra titolari e dipendenti, erano 313.533, con una perdita complessiva, nel periodo preso in esame, di 74.638 posti di lavoro.

Le previsioni di primavera della Commissione europea propongono una severa revisione della crescita dell’economia italiana, con un ribasso di 1,9 punti della crescita del PIL per quest’anno rispetto alle previsioni dello scorso novembre, mentre è ampia la revisione al rialzo dei prezzi delle commodities energetiche sottostanti alle previsioni di maggio dello Spring 2022 Economic Forecast. Queste oscillazioni evidenziano l’amplificazione, causata dalla guerra, degli effetti della crisi energetica scoppiata lo scorso anno.

«Tutto il tessuto produttivo, nazionale e locale, è frenato da inefficienze radicate e ritardi rimasti sopiti – ha continuato Felici – ma che oggi devono essere tempestivamente affrontati per riuscire a raggiungere la tanto ricercata ripartenza economica. I nostri imprenditori sono in attesa di segnali concreti per riattivarsi, sia attraverso misure strutturali di riduzione del cuneo fiscale e di snellimento della burocrazia, sia tramite una facilitazione all’accesso di nuovi strumenti di finanza d’impresa, alla ricerca e ai progetti di innovazione digitale e tecnologica, di transizione ecologica e di internazionalizzazione».

«Non possono più essere rinviate nuove politiche di rilancio per tutto il Paese e per i diversi territori che lo compongono” – ha concluso Felici. “È necessario prendere una precisa direzione con una visione chiara, impegni prestabiliti e coerenti. Senza dubbio non bisogna ricadere nell’errore di fare ‘passi indietro’, come per i bonus edilizi, che dopo mesi di titubanza da parte del Legislatore oggi hanno portato migliaia di imprenditori ad avere i crediti fiscali bloccati in balia dell’incertezza. Non saremmo imprenditori se non avessimo la forza di metterci alla prova ogni giorno, ma quello che vogliamo è costruire un Paese che sostenga convintamente quell’enorme numero di artigiani che contribuiscono a fare dell’Italia una delle più importanti manifatture europee».

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Paolo Pavone

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