È stato presentato al castello di Novara il nuovo rapporto “Sussidiarietà e… welfare territoriale” a cura della Fondazione per la Sussidiarietà, un documento che analizza nel dettaglio il sistema italiano del welfare, con un focus sui servizi sociali di competenza comunale: dall’assistenza agli anziani ai minori in difficoltà, passando per le disabilità, le dipendenze, e il contrasto alla povertà.
Un’occasione non solo per fotografare la situazione attuale, ma per tracciare una prospettiva di sviluppo. A introdurre i lavori è stato il presidente del Cst Novara Vco, Carlo Teruzzi, che ha parlato della necessità di un «cambio di mentalità. Dobbiamo cominciare a pensare in un’ottica di bene comune, coinvolgendo tutti gli attori del territorio. La sussidiarietà non è solo una teoria, ma una pratica concreta che può rendere il welfare più vicino ai cittadini».
Il presidente della Fondazione per la sussidiarietà, Giorgio Vittadini, ha sottolineato come il rapporto rappresenti un punto fondamentale per rinnovare il patto sociale: «Il welfare va rimesso al centro, con coraggio e con una visione integrata. Ringraziamo l’istituto IFEL e il sindaco Canelli, che lo presiede, per aver contribuito alla riflessione con dati e pratiche che raccontano un’Italia che prova a innovare».
Proprio il sindaco di Novara, Alessandro Canelli, ha illustrato con orgoglio i numeri che pongono la città tra i comuni più virtuosi del Paese: «Nel 2024 abbiamo destinato circa 198 euro pro capite alla spesa sociale. È il 40% in più rispetto alla media nazionale di 142 euro, e ben sopra al dato regionale di 154 euro. Per confronto: la media dei Comuni calabresi è di 37 euro, mentre realtà come l’Alto Adige e il Friuli superano i 500 euro». Numeri che, ha sottolineato Canelli, devono essere letti alla luce di una strategia chiara: «Il concetto di sussidiarietà è scritto nella Costituzione, e noi cerchiamo di applicarlo anche in modo orizzontale, coinvolgendo il terzo settore, le associazioni, il privato sociale. Questo allena anche i nostri funzionari pubblici a uscire dalla logica burocratica e a costruire reti. È così che nascono esperienze di collaborazione pubblico-privato come quelle per la gestione del Teatro Faraggiana, di nòva e della Cupola».
Tra i passaggi più incisivi dell’intervento del sindaco, quello dedicato al gioco d’azzardo. Canelli ha definito «sconcertante» che in Italia si spendano ogni anno 130 miliardi di euro in giochi, quasi quanto l’intera spesa sanitaria nazionale (133 miliardi): «È inaccettabile che lo Stato faccia cassa sulla fragilità delle persone. Il gioco d’azzardo non è intrattenimento: è una piaga sociale che colpisce soprattutto i più poveri. Serve una legge seria, non la deregulation che abbiamo visto anche nella nostra Regione». Una stoccata non da poco, considerando che lo stesso Canelli appartiene alla coalizione di centrodestra che nel 2021, nel primo mandato della giunta regionale guidata da Alberto Cirio, ha contribuito a smantellare la legge 9/2016 che regolava il settore.
Altro nodo cruciale, quello delle Case di Comunità, uno dei pilastri del nuovo welfare territoriale previste dai fondi Pnrr. Il primo cittadino ha evidenziato le difficoltà di una riforma «nata solo a metà. Si è pensato alla struttura, all’hardware, ma non al software: manca il personale, mancano regole di ingaggio, mancano i protocolli. Così rischiano di restare stanzoni vuoti, incapaci di rispondere ai bisogni dei cittadini. Eppure la legge 328/2000 parlava già di integrazione sociosanitaria: serve prendersi cura delle persone a tutto tondo, perché chi si ammala e perde il lavoro, ad esempio, vive un problema sanitario e sociale insieme».
Il sindaco ha infine denunciato la frammentazione dei fondi destinati al sociale, provenienti da mille rivoli diversi: «Fondo povertà, fondo alimentare, fondo politiche sociali, sostegno caregiver, disabilità… È una babele di trasferimenti. Servirebbe una regia unica, una fiscalità locale legata al principio della sussidiarietà, per non sprecare risorse e renderle realmente efficaci» e ha annunciato due novità per il futuro della città: «Un regolamento sui beni comuni e la riattivazione delle circoscrizioni di quartiere per stimolare la partecipazione diretta dei cittadini alla vita amministrativa. Serve integrazione tra settori pubblici – ha concluso – e deve inserirsi la collaborazione con il privato che lavora nell’interesse pubblico: aziende che fanno fatturato ma che investono in risorse pubbliche perché vanno a integrare le scarse risorse pubbliche che abbiamo».