Rafforzare la rete di protezione intorno agli anziani e sensibilizzare tutti sui rischi legati alle truffe è l’obiettivo della campagna informativa rilanciata dalla Polizia di Stato e presentata oggi, 23 luglio, in Questura. Come ha spiegato il portavoce Dionisio Peluso: «Si tratta di iniziative che producono risultati immediati: se le persone prestano attenzione ai messaggi, possono trasmetterli a chi è più vulnerabile, come gli anziani. Non dobbiamo dimenticare che non sono solo loro a cadere in trappola, ma sono le vittime più frequenti perché spesso vivono in solitudine. È fondamentale fare rete, supportare chi ci sta vicino, anche se non è un parente».
Le campagne della Polizia, ha ricordato Peluso, non riguardano soltanto le truffe agli anziani, ma toccano anche altre tematiche, come la violenza di genere. Sono azioni che raccontano i metodi più usati dai truffatori e offrono indicazioni pratiche per difendersi. «Il punto è coltivare una sensibilità diffusa, un senso di aiuto reciproco: solo così si può contrastare questo fenomeno».
La cronaca dimostra quanto il problema sia concreto. Il commissario della Squadra mobile Marta Geromin ha raccontato alcuni episodi avvenuti di recente a Novara: due falsi agenti, con divise simili a quelle della Polizia Locale, sono riusciti a entrare in appartamenti con la scusa di verificare presunti furti, portando via gioielli e oggetti di valore. In un altro caso, un’anziana è stata raggirata da finti idraulici: mentre uno simulava un controllo per presunte perdite d’acqua, i complici svaligiavano la casa. E ancora, una signora è stata truffata allo sportello ATM da un uomo che, fingendo di aiutarla, si è fatto dare il codice della carta e ha poi effettuato un prelievo.
«Parliamo di cifre importanti – ha commentato Geromin – che non solo incidono sull’economia delle famiglie, ma hanno anche forti ripercussioni psicologiche. Le vittime si sentono fragili, provano vergogna per quanto accaduto». Anche Mauro Marchetti, responsabile per i reati contro il patrimonio, ha spiegato che i metodi dei truffatori si evolvono. Accanto alle vecchie truffe del “caro nipote” – che sfruttano ricordi e affetti personali – e al classico finto tecnico, oggi sta prendendo piede lo “spoofing”.
Si tratta di chiamate o messaggi che sembrano provenire dalla banca della vittima o addirittura dal centralino della Polizia. Con la scusa di bloccare un bonifico o una frode in corso, i malviventi riescono a convincere le persone a fornire dati sensibili o a effettuare bonifici. «Cadono in queste trappole anche persone insospettabili – ha avvertito Marchetti – per questo non bisogna mai fidarsi di ciò che non si conosce e non bisogna comunicare informazioni personali a chiunque chiami».
La Polizia di Stato invita tutti a prestare attenzione, a segnalare ogni episodio sospetto e a non aprire la porta a sconosciuti. «Fare rete – ha concluso Peluso – è la chiave per proteggere chi è più fragile. Anche una semplice chiacchierata con il vicino può evitare una truffa».