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Vallino: «Un Paese si fonda sul livello culturale delle persone, forse ci vogliono ignoranti?»

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Vallino: «Un Paese si fonda sul livello culturale delle persone, forse ci vogliono ignoranti?». Il presidente della Fondazione Nuovo Teatro Faraggiana, Vanni Vallino, non usa mezze parole per commentare la chiusura di cinema e teatri in seguito all’ultimo Dpcm in vigore da oggi.

«Sono così arrabbiato che non vorrei rischiare di dire qualcosa lontano dalla mia indole pacata, ma in questa situazione non riesco davvero a trovare una spiegazione logica – commenta -. Durante il primo lockdown nessuno di noi si è opposto alla chiusura perchè coerentemente era necessario; adesso però questa disposizione non sta in piedi: noi operatori abbiamo investito tempo e denaro per adeguarci alle regole che ci sono state imposte tra igienizzazioni, controlli della temperatura, posti distanziati: potevamo essere un esempio per insegnare alle persone come comportarsi, e invece? Ci fanno chiudere».

 

 

Il paragone di Vallino è semplice: «Nelle chiese le persone arrivano, si siedono, parlano e cantano senza spostarsi dal loro posto, si alzano, escono e non si ammalano certo di Covid perchè sono state a messa. Il teatro è la stessa cosa con la differenza che qui non devi neanche aprire la bocca. Non voglio essere polemico, lo dico da cristiano che va a messa, ma questo Dpcm non ha senso».

Durante l’annuncio di ieri, domenica 25 ottobre, il premier Conte ha dichiarato che sono già pronti i contributi per i settori più colpiti: «Non sono molto fiducioso – prosegue Vallino – in primavera ci è stato chieso di inviare un resoconto del solo mese di aprile indicando le perdite rispetto all’anno precedente: quello che abbiamo ricevuto è stato a malapena sufficiente per acquistare gli igienizzatori, le mascherine e i termometri a distanza. Il finanziamento per il cinema, invece, non è mai arrivato. Ma quello che mi preoccupa di più, oltre all’aspetto economico che già da solo basterebbe, è un altro: l’approccio che queste persone hanno nei confronti della cultura ovvero come una cosa che tanto non non è fondamentale, invece non capiscono che un Paese ds fonda sul livello culturale delle persone, forse ci vogliono ignoranti?».

«Come sempre la soddisfazione più grande arriva dal pubblico – conclude – quanta gente è passata nel foyer solo per un saluto e mostrarci solidarietà. Solo questo non ci fa arrendere e ci permette di pensare, già da oggi, a un nuovo calendario di spettacoli dove verranno inseriti anche quelli sospesi».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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