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“Una vita da social”, per uno uso consapevole della “rete” da parte dei giovani

Ha fatto tappa questa mattina a Novara l'iniziativa della Polizia postale per sensibilizzare ragazzi, genitori e insegnanti sui pericoli presenti sui social e sul cyberbullismo. Il questore Lavezzaro ai più giovani: «La nostra attenzione non basta. Anche voi dovete fare la vostra parte»

“Una vita da social”, l’iniziativa della Polizia postale e delle telecomunicazioni per sensibilizzare i più giovani per un uso più consapevole del web, sensibilizzandoli, insieme a genitori e insegnanti, a un uso consapevole della “rete” sui pericoli presenti e sul cyberbullismo ha fatto tappa anche a Novara.


Partito lo scorso novembre da Bologna, il “truck” della Polizia di Stato si è fermato questa mattina – venerdì 11 febbraio – all’ombra della Cupola, nella centale piazza Duomo, dove gruppi di ragazzi di diverse scuole della città hanno putoto accedere all’aula didattica allestita a bordo e ricevere informazioni sui fenomeni connessi alla cosiddetta “violenza della rete”, cercando di prevenire episodi di violenza, vessazione, molestie e diffamazione. Giunta alla sua nona edizione (dopo il forzato stop imposto dalla pandemia), l’iniziativa nelle precedenti occasioni ha avuto modo di raggiungere complessivamente due milioni e mezzo di studenti nelle piazze e nelle scuole, 220 mila genitori e 125 mila insegnanti, visitando in oltre 350 città italiane (quest’anno il programma prevede di raggiungere 73 località in tutta la Penisola) più di 18 mila istituti scolastici.


A introdurre l’incontro, al quale hanno preso parte le autorità cittadine e i vertici delle Forze dell’ordine, è stata Fabiola Tommasi, dirigente del Compartimento Piemonte-Valle d’Aosta della Polizia postale, spiegando prima di tutto come l’isolamento dovuto alla pandemia «che ha cambiato radicalmente le nostre abitudini. Tutto quello che facevamo nella vita reale lo abbiamo trasportato nella “rete”: dal lavoro, con lo smart working, allo studio, con la didattica a distanza, sino alla socialità attraverso le varie piattaforme. Però dal nostro osservatorio privilegiato abbiamo potuto constatare che c’é stato un uso un po’ imprudente, tanta sovraesposizione, facendoci registrare un’impennata di reati informatici, soprattutto fra minori, la cui età è invece diminuita». Lo scopo di una giornata come quella di oggi si riassume nella volontà «da parte nostra di somministrare il nostro vaccino, la cultura della sicurezza online. Pillole di saggezza e di consigli su un uso consapevole della rete, cogliere il valore aggiunto, perché le nuove tecnologie offrono tante cose belle ma mettono di fronte a tanti pericoli e basta una distrazione di un solo minuto per rovinarsi».


Significativi anche i contributi giunti dall’ex senatrice novarese Elena Ferrara, prima firmataria della legge 71 del 2017 per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo e ancora oggi impegnata sul campo per quanto riguarda questa delicata problematica, dal prefetto Francesco Garcia e dal sindaco Alessandro Canelli, che ha invitato i ragazzi a mantenere sempre «uno spirito critico quando si cercano informazioni sul web e ad essere prudenti».


La chiusura è stata affidata al questore Rosanna Lavezzaro, che ha voluto ricordare ai ragazzi che «come Polizia, la nostra parte la facciamo, con personale altamente qualificato. Ma questa battaglia non la vinciamo da soli. Abbiamo bisogno di chi ha occhi e orecchie su quello che succede; abbiamo bisogno della consapevolezza e che vi facciate carico di responsabilità». Negli ultimi cinque anni sono stati eseguiti 72 ammonimenti per cyberbullismo in Italia, 14 in Piemonte e due a Novara: «Nessuno ce li ha segnalati. La nostra attenzione, già alta, non basta. Occorre che siate voi i primi a segnalarci l’esistenza o meno di qualche caso specifico, perché avete la percezione più diretta. Fate la vostra parte».

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Luca Mattioli

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