Un lenzuolo bianco per Gaza: i giornalisti novaresi in piazza per la libertà d’informazione

Il presidio in piazza delle Erbe

Un lenzuolo bianco steso in piazza, nessuno slogan, nessuna bandiera, nessun simbolo. Solo la presenza. È con questo gesto semplice ma profondamente simbolico che oggi pomeriggio, 16 giugno, i giornalisti novaresi si sono ritrovati in centro città per una manifestazione indipendente, organizzata da chi ogni giorno racconta il territorio e oggi ha sentito il bisogno di prendere parola anche su ciò che accade a Gaza. Una scelta – come ha sottolineato la direttrice de La Voce di Novara Cecilia Colli – che nasce «sull’onda dell’appello lanciato da 27 testate nazionali e dal presidente dell’Ordine dei giornalisti» e che si è voluta mantenere «libera, aperta, essenziale».

Un’iniziativa promossa senza strutture organizzative né sigle politiche, animata da un’urgenza civile e professionale: dare voce a chi non può parlare. «A Gaza si sta consumando una tragedia immane – ha proseguito Colli – e i giornalisti sono tra le prime vittime: oltre 200 colleghi palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto. Noi siamo qui per ribadire che l’informazione indipendente è un presidio di democrazia. E chiediamo al governo italiano di attivarsi perché sia consentito l’ingresso della stampa internazionale nella Striscia».

Presenti in piazza tante firme del giornalismo locale e nazionale. Tra questi il direttore de La Stampa edizione di Novara, Carlo Bologna, che ha ricordato come «fino a pochi anni fa sembrava impensabile tornare a parlare di guerre così vicine» e oggi, invece, «tocca a ciascuno, con i mezzi che ha, farsi portatore di pace». Accanto a lui anche il giornalista Lorenzo Rotella, che ha parlato “a braccio”, guardando negli occhi le persone presenti: «È così che si fa questo mestiere – ha detto – ascoltando, osservando, cercando di capire il mondo per raccontarlo al mondo». Rotella ha definito quanto sta accadendo «un genocidio, come ha scritto Amnesty International», e ha chiesto che ai giornalisti stranieri venga finalmente concesso di entrare a Gaza: «Lasciateci raccontare. Libera informazione per una Palestina libera».

Parole forti anche da Sandro De Vecchi, direttore de Il Corriere di Novara, che ha dichiarato: «Dobbiamo dare voce a chi voce non ha. Qualcuno potrà accusarci di essere di parte: allora moltiplichiamo le voci. Ma difendiamo sempre il diritto all’informazione, soprattutto dove la pace non esiste». A sostenere l’iniziativa anche il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, che ha inviato un messaggio di solidarietà: «220 giornalisti uccisi non sono una coincidenza. È una strategia deliberata per oscurare la verità. Per questo servono oggi più che mai testimoni indipendenti».

A chiudere l’incontro, la lettura di alcuni brani tratti dal libro Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad, affidata alla giornalista de La Stampa Barbara Cottavoz: parole scritte per altri conflitti, ma che suonano drammaticamente attuali.

Per tutti, l’appello è lo stesso: riportare la verità al centro. Perché – come è stato ribadito più volte durante la manifestazione – non c’è democrazia senza informazione libera. E non può esserci pace dove viene oscurata la verità.

(Foto di Alessandro Visconti)

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Un lenzuolo bianco per Gaza: i giornalisti novaresi in piazza per la libertà d’informazione

Il presidio in piazza delle Erbe

Un lenzuolo bianco steso in piazza, nessuno slogan, nessuna bandiera, nessun simbolo. Solo la presenza. È con questo gesto semplice ma profondamente simbolico che oggi pomeriggio, 16 giugno, i giornalisti novaresi si sono ritrovati in centro città per una manifestazione indipendente, organizzata da chi ogni giorno racconta il territorio e oggi ha sentito il bisogno di prendere parola anche su ciò che accade a Gaza. Una scelta – come ha sottolineato la direttrice de La Voce di Novara Cecilia Colli – che nasce «sull’onda dell’appello lanciato da 27 testate nazionali e dal presidente dell’Ordine dei giornalisti» e che si è voluta mantenere «libera, aperta, essenziale».

Un’iniziativa promossa senza strutture organizzative né sigle politiche, animata da un’urgenza civile e professionale: dare voce a chi non può parlare. «A Gaza si sta consumando una tragedia immane – ha proseguito Colli – e i giornalisti sono tra le prime vittime: oltre 200 colleghi palestinesi uccisi dall’inizio del conflitto. Noi siamo qui per ribadire che l’informazione indipendente è un presidio di democrazia. E chiediamo al governo italiano di attivarsi perché sia consentito l’ingresso della stampa internazionale nella Striscia».

Presenti in piazza tante firme del giornalismo locale e nazionale. Tra questi il direttore de La Stampa edizione di Novara, Carlo Bologna, che ha ricordato come «fino a pochi anni fa sembrava impensabile tornare a parlare di guerre così vicine» e oggi, invece, «tocca a ciascuno, con i mezzi che ha, farsi portatore di pace». Accanto a lui anche il giornalista Lorenzo Rotella, che ha parlato “a braccio”, guardando negli occhi le persone presenti: «È così che si fa questo mestiere – ha detto – ascoltando, osservando, cercando di capire il mondo per raccontarlo al mondo». Rotella ha definito quanto sta accadendo «un genocidio, come ha scritto Amnesty International», e ha chiesto che ai giornalisti stranieri venga finalmente concesso di entrare a Gaza: «Lasciateci raccontare. Libera informazione per una Palestina libera».

Parole forti anche da Sandro De Vecchi, direttore de Il Corriere di Novara, che ha dichiarato: «Dobbiamo dare voce a chi voce non ha. Qualcuno potrà accusarci di essere di parte: allora moltiplichiamo le voci. Ma difendiamo sempre il diritto all’informazione, soprattutto dove la pace non esiste». A sostenere l’iniziativa anche il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, che ha inviato un messaggio di solidarietà: «220 giornalisti uccisi non sono una coincidenza. È una strategia deliberata per oscurare la verità. Per questo servono oggi più che mai testimoni indipendenti».

A chiudere l’incontro, la lettura di alcuni brani tratti dal libro Un giorno tutti diranno di essere stati contro di Omar El Akkad, affidata alla giornalista de La Stampa Barbara Cottavoz: parole scritte per altri conflitti, ma che suonano drammaticamente attuali.

Per tutti, l’appello è lo stesso: riportare la verità al centro. Perché – come è stato ribadito più volte durante la manifestazione – non c’è democrazia senza informazione libera. E non può esserci pace dove viene oscurata la verità.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.