Oggi la città di Novara tornerà in piazza. Dopo la manifestazione degli studenti in programma al mattino in piazza Puccini, alle 17 partirà da piazza Cavour il corteo indetto dalla CGIL Novara e VCO e dall’Usb nell’ambito dello sciopero generale indetto a livello nazionale. Un appuntamento che si inserisce in un quadro più ampio di mobilitazioni in solidarietà con la popolazione di Gaza e in difesa della democrazia che in questi giorni si sono svolte a Novara. Ne abbiamo parlato con Michele Piffero, segretario generale della CGIL Novara e VCO.
Perché il sindacato decide di animare le piazze?
«Decidiamo di far sentire la voce dei lavoratori in continuità con le mobilitazioni che già ci sono state e con le tante piazze spontanee che si sono create in tutta Italia, anche a Novara e nel VCO. Siamo in piazza a sostegno della causa del popolo palestinese, vittima da due anni di una situazione disumana. Vittima della reazione smisurata del governo israeliano che ha provocato oltre 60 mila morti civili, di cui 20 mila bambini, e ha costretto 2 milioni di persone alla fuga. Parliamo di un crimine di guerra, portato avanti anche con l’arma della fame: una tragedia che porta con sé la volontà di annientamento del popolo di Gaza. Questa è solo l’ultima fase di una storia lunga 78 anni, segnata da soprusi, massacri e violenze contro i palestinesi, spesso nell’impunità generale. L’Europa è, infatti, rimasta paralizzata, mentre davanti ai nostri occhi venivano stracciati i principi del diritto internazionale e umiliata l’umanità.
In questo deserto di interventi, la Flottilla non è stata un’avventura irresponsabile ma un atto che ha scosso le coscienze, sensibilizzato l’opinione pubblica e ribadito i principi costituzionali e il diritto internazionale. Su quelle navi ci sono lavoratrici e lavoratori italiani, cittadini che esercitano la libertà di navigazione sancita dalle convenzioni internazionali. L’aggressione armata di queste ore contro di loro è un attentato diretto alla loro incolumità ed è un crimine che colpisce anche l’ordine costituzionale».
Quali servizi saranno coinvolti dallo sciopero?
«Abbiamo deciso di proclamare uno sciopero generale immediato, con preavviso entro le 24 ore per garantire i servizi minimi essenziali. Ci aspettiamo piazze animate e una forte adesione nei luoghi di lavoro e siamo sicuri che il mondo del lavoro darà una risposta concreta: diremo chiaramente che quanto è accaduto contro gli attivisti della Global Sumud Flotilla non avviene nel nostro nome. Non solo i lavoratori, ma anche studenti, pensionati e cittadini che individualmente si stanno attivando contro questa deriva autoritaria.
Il rischio del tempo in cui viviamo è che la logica del più forte prevalga. Lo vediamo con le azioni del governo israeliano, ma anche con le risposte del governo americano. Stiamo entrando in una curva della storia che potrebbe avere conseguenze epocali e drammatiche, se a imporsi saranno la forza e il riarmo. Aumentano le tensioni geopolitiche e i rapporti tra stati si irrigidiscono: è una situazione che ci porta sul filo del rasoio».
Da queste mobilitazioni potrà nascere una nuova piattaforma di partecipazione?
«Sì, perché gli effetti della guerra e delle scelte politiche ricadranno soprattutto su chi già oggi è in difficoltà. La qualità della vita e del lavoro peggiorerà: i fondi destinati al riarmo saranno presi dai lavoratori, sottraendoli a investimenti, welfare, politiche per contrastare il carovita, rinnovi contrattuali e politiche industriali. Sanità, scuola, diritto alla casa sono tutti temi su cui il nostro paese rischia di peggiorare ulteriormente per inseguire la logica del riarmo.
Ecco perché la nostra mobilitazione proseguirà: il prossimo appuntamento sarà il 25 ottobre a Roma, con una grande manifestazione nazionale, sia contro l’azione del governo israeliano, sia in difesa degli attivisti della Flottilla, come già è avvenuto in queste settimane sui territori».