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Sciopero, a Novara oltre mille persone in piazza per dire no alla manovra del Governo

Presidio del settore pubblico indetto con Cgil e Uil. Gli interventi hanno toccato tutti i settori, dalla sanità alla scuola, dalla sicurezza alle pensioni, con una chiosa conclusiva: «Chi attacca il diritto di manifestare mette in discussione la Costituzione»

Anche Novara, insieme a quelle alle province limitrofe di Vercelli, Biella e del Vco, si è fatta sentire questa mattina, venerdì 17 novembre, in occasione dello sciopero nazionale indetto da Cgil e Uil a livello nazionale contro la manovra del Governo. Più di mille persone, accompagnate da cartelli e tante bandiere rosse e azzurre delle due organizzazioni sindacali si sono ritrovate in piazza Gramsci. Applausi, grida, slogan e battute ironiche, che hanno visto come principali “bersagli” la presidente del Consiglio Giorgia Meloni e il ministro Mateo Salvini.


Ad aprire la serie degli interventi, moderati da Chiara Corbellini, della segreteria confederale della Cgil, è stato Luigi amabile, addetto di Amazon (nonché esponente Rsa Filt-Cgil Novara e Vco), recente realtà insediatasi sul territorio. Anche nella struttura di Agognate, ha detto, «pian piano il sindacato inizia ad inserirsi, anche se continuiamo a lavorare con orari assurdi e con salari bassi. Noi lottiamo per farci riconoscere i nostri diritti, perché si lavora per vivere, non per sopravvivere. Ci vuole pazienza, ma spero che anche Amazon, come altre realtà, si renda conto che chi porta avanti il Paese siamo noi. Per questo chiediamo che venga fatto di più».


Angelo Tartaglione, Rsu Uil di Poste italiane di Novara, ha affrontato le problematiche legate alla sua azienda: «Siamo preoccupati perché lavoriamo in un autentico colosso dalle “uova d’oro” in termini di ricavi, utili e dividendo fra gli azionisti, tra i quali lo Stato italiano. Una realtà nata nel 1862, che oggi dà lavoro a 120 mila persone, che non deve essere privatizzata. Non vogliamo fare la fine di Alitalia e Telecom».


Di scuola ha parlato Luca Veglia della Flc-Cgil di Biella: «Da tempo subiamo una regressione del valore dei nostri stipendi. Per il prossimo triennio chiediamo almeno il recupero almeno di quanto perso con l’inflazione», soffermandosi poi su quello che i sindacati hanno definito il pericolo di una “regionalizzazione” della scuola: «Accettare questo vuol dire pensare a una scuola più piccola in un’Italia più piccola, in una realtà resa ancora più dura dall’accorpamento per la chiusura di diversi plessi. Un argomento che l’esecutivo affronta con pressapochismo».


Ma il futuro interessa chi nella scuola vi lavora (insegnanti e personale Ata) e chi vi studia. Ecco allora l’intervento di Mattia Mattacchini, presidente della consulta provinciale degli studenti di Novara, che ha sottolineato come «la lotta studentesca e operaia devono proseguire su un fronte comune, perché oggi è stato messo persono in discussione il diritto di sciopero».


Spazio quindi alla sanità con due donne, Liliana Fiore e Mariella La Terra. La prima (Uil di Vercelli Biella) è oss presso la struttura “Cottolengo” del capoluogo laniero; la seconda (Fp Cgil Vercelli Valsesia) lavora da trent’anni in un pronto soccorso: «Ai tempi della pandemia – hanno sostenuto – i lavoratori del nostro settore erano definiti degli “eroi”, ora siamo dimenticati da un Governo che aumenta l’Iva su pannoloni e seggioloni. Le risorse per la sanità vengono tagliate, ma non quelle per la spesa militare. Un aero da combattimento F35 costa quanto 3.44 posti letto in un ospedale e una sua ora di volo quanto lo stipendio annuo di un infermiere».


Dal mondo della scuola – con Gianni Troiani (Rsu Uil Vercelli) – un duro affondo nei confronti del Governo, «con un suo ministro che si è permesso di deriderci in televisione. Basta con i tagli alla scuola pubblica a vantaggio di quella privata, perché con meno risorse diminuisce la qualità. E chiediamo più investimenti anche nelle infrastrutture scolastiche. Il Governo di precettato ma così ci ha reso più forti».


A Valter Bossoni, segretario della Camera del lavoro di Vercelli Valsesia, le conclusioni: «In democrazia il diritto allo sciopero si rispetta. Ridurre questo diritto è sempre un pericolo. Chi lo attacca mette in discussione la stessa Costituzione». E ancora: «Dopo la pandemia si era detto che l’Italia era diventata una locomotiva, ma ora quel treno di è fermato. Davanti a un calo della domanda tanto interna quanto dell’export dovremo prepararci a un 2024 duro. Misure come il “trimestre tricolore” sono stati solo dei palliativi, i profitti sono sempre nelle mani di pochi e il nostro Paese continua a rimanere un paradiso fiscale per tanti evasori». Mentre Bossoni stava parlando una delegazione guidata dal segretario della Cgil Novara Vco Attilio Fasulo è stata ricevuta dal prefetto Francesco Garsia. All’uscita da Palazzo Natta il sindacalista novarese ha detto ai manifestanti che «il prefetto, di fronte alle numerose regioni contenute nelle nostre piattaforme, ha manifestato una sensibilità non comune. A lui abbiamo ricordato che il sindacato tutela il lavoro e la Costituzione, all’interno della quale ci muoviamo. Qualche ministro farebbe meglio a tacere e ascoltare di più la piazza».


Il prossimo appuntamento è per venerdì 24 novembre, quando a manifestare saranno i lavoratori del settore privato.

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Luca Mattioli

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