Bastava poco per farlo arrabbiare. E, anche quando lei non c’entrava nulla – come quella volta in cui non aveva ricevuto degli aiuti dal Comune – non esitava ad alzare le mani sulla donna. L’aveva minacciata e insultata anche il giorno in cui lei aveva partorito la loro bambina. «Ti uccido». Anzi, i problemi erano nati proprio nel periodo in cui la giovane era rimasta incinta, perché lui sosteneva di non essere il padre: urla, spintoni, schiaffi, pugni. Senza dimenticare dei rapporti pretesi con la forza.
Un altro caso di vessazioni fra le mura domestiche, quello passato in tribunale, che ha visto protagonista una coppia di marocchini che hanno abitato fra Novara e alcuni piccoli centri dell’hinterland: lui, M.L., quarantenne, è stato condannato a 6 anni e 6 mesi di carcere per maltrattamenti in famiglia, lesioni e violenza sessuale, così come chiesto dal pm. Stabilito anche una provvisionale di risarcimento per la vittima, parte civile: 10 mila euro. La difesa aveva chiesto invece l’assoluzione per mancanza di prove.
A subire le vessazioni è stata la moglie dell’imputato, una donna di 33 anni. Lei in aula ha spiegato come era nata la loro relazione, grazie ad amicizie comuni. Era seguito il matrimonio nel 2019, e subito erano cominciati gli atteggiamenti di prevaricazione. Prima delle noezze, infatti, lei non portava il velo, poi lui ha voluto che lo portasse. All’inizio andava tutto bene, ma, quando è rimasta incinta nel 2021, la situazione è peggiorata. «Mi tirava schiaffi alla testa, mi insultava parecchio».
Anche la sorella della vittima ha confermato di aver visto diversi litigi. E aveva avuto confidenze sui rapporti sessuali costretti. Testimoni involontari anche i vicini di casa, che in qualche occasione avevano sentito urla e poi notato l’intervento dei carabinieri a casa della coppia.