Si è svolta oggi, 24 novembre, a Novara, nell’aula magna dell’università del Piemonte Orientale, la giornata di audizioni – aperte solo agli addetti ai lavori e non al pubblico – di quadrante sul nuovo Piano socio-sanitario, il documento con il quale la Regione Piemonte definisce obiettivi e attività del sistema sanitario regionale. Una giornata che ha coinvolto amministratori, operatori sanitari e rappresentanti del territorio, chiamati a contribuire alla definizione delle linee guida per il futuro della sanità piemontese.
La Commissione sanità, presieduta dall’ex assessore alla Sanità Luigi Icardi ha coinvolto anche i consiglieri regionali del territorio, tra cui il rappresentante del Partito Democratico Domenico Rossi che ha commentato: «Le osservazioni emerse oggi rappresentano un patrimonio prezioso che la Regione deve ascoltare e tradurre in scelte concrete». Rossi ha sottolineato in particolare il tema dell’equa distribuzione delle risorse del Fondo Sanitario Regionale, riprendendo l’intervento del sindaco di Novara Alessandro Canelli sul superamento del criterio della spesa storica, in base al quale le risorse che arrivano sui territori sono distribuite sulla base di quanto è stato speso nel tempo, spesso svantaggiando territori come il novarese.
«Negli anni ho cercato di far passare questa priorità attraverso ordini del giorno e continuerò a farlo, presentando un emendamento specifico al piano» ha dichiarato Rossi, ricordando come una revisione dei criteri di riparto, basata su una quota capitaria pesata che tenga conto dei reali bisogni di salute e consideri estensione territoriale, aree disagiate, età media, specificità epidemiologiche e progettualità, potrebbe correggere una penalizzazione che per il territorio novarese ammonta a circa 50 milioni di euro l’anno.
Tra i nodi affrontati durante le audizioni anche quello delle strutture ospedaliere, alla luce della futura realizzazione della Città della Salute e della Scienza di Novara. Rossi ha avuto modo di confrontarsi con i direttori generali di Asl e ospedale Maggiore soffermandosi in particolare sull’ospedale di Galliate. «Non possiamo permettere che resti un’operazione gestita solo dalle direzioni, pur autorevoli. Occorre il coinvolgimento dei sindaci, la definizione dei servizi da tutelare e di quelli da potenziare per rispondere alle esigenze del territorio» ha affermato. Attenzione anche all’ospedale di Borgomanero, in vista delle scelte legate alla definizione della rete ospedaliera del Vco. «Se il Castelli dovesse essere ridimensionato, è evidente che una parte degli utenti potrebbe rivolgersi alla struttura dell’Alto Novarese» ha osservato Rossi, richiamando la necessità di una valutazione accurata degli impatti.
Sul Maggiore di Novara il consigliere ha riportato nuovamente la questione dell’esodo del personale, collegato alle differenze retributive tra Azienda ospedaliera e Asl e a un carico di lavoro considerato poco sostenibile. «Il problema della scarsa attrattività è reale e non più rinviabile» ha dichiarato. Non è mancato un accenno al tema delle équipe che dovrebbero lavorare all’interno delle Case di Comunità. Secondo il consigliere dem, l’intervento di ANCI e degli enti gestori ha confermato che l’integrazione socio-sanitaria, oggi, è ancora debole, così come pesa la mancanza di un riferimento esplicito al ruolo delle farmacie: «L’Ordine ha ribadito come siano un presidio strategico sia per la prossimità dei servizi sia per favorire l’aderenza terapeutica. Non possono essere ignorate».
«Il messaggio arrivato dal territorio è chiaro: servono certezze, programmazione e scelte coraggiose» ha concluso Rossi. «Professionisti e amministratori sono pronti a fare la loro parte. Ora la Regione deve assumersi la responsabilità di dare risposte all’altezza delle aspettative».
La prospettiva del territorio è stata portata anche dal presidente della provincia di Novara, Marco Caccia che ha illustrato un documento approvato all’unanimità dal consiglio provinciale, richiamando la necessità di una vera integrazione tra sociale e sanitario, tema molto presente anche nelle audizioni. «La frammentazione penalizza soprattutto le persone più fragili – ha ricordato –. Il nuovo piano deve favorire percorsi unici e continui, superando logiche a compartimenti stagni».
Tra le priorità richiamate nel documento provinciale anche il potenziamento dei consultori familiari, presidi fondamentali per la prevenzione e il sostegno alla genitorialità, e una riflessione sulla coerenza tra confini amministrativi e reale fruizione dei servizi: in alcuni territori, in particolare nel Nord della provincia, i cittadini si rivolgono in modo naturale a strutture collocate in distretti diversi da quelli di appartenenza, segno di una geografia sanitaria da aggiornare alla luce della mobilità e dei nuovi bisogni.
In un momento in cui la sanità piemontese si prepara a ridefinire il proprio assetto, ciò che è emerso dalle consultazioni è la necessità di ascolto e risposte, per la definizione di un sistema più integrato, più moderno e più vicino alle comunità, insieme all’esigenza di una programmazione chiara, condivisa e realmente territoriale.




