Doppio risultato per la sanità novarese: da un lato l’ospedale Maggiore si conferma tra i centri più performanti d’Italia per la gestione dell’infarto e per la chirurgia ad alta complessità; dall’altro l’Asl emerge come una delle più virtuose nella prevenzione dei ricoveri evitabili e nella gestione delle patologie croniche. A decretarlo è il nuovo Piano Nazionale Esiti (PNE), pubblicato da Agenas, che aggiorna ogni anno lo stato di salute della sanità italiana, misurando qualità, efficacia e appropriatezza delle cure sul territorio nazionale.
È un documento che permette di capire come funzionano davvero gli ospedali e i servizi territoriali, al di là delle percezioni. E il quadro che emerge per la sanità pubblica del nostro territorio parla di un sistema con punte di eccellenza e alcune aree da migliorare, in linea con i dati del Piemonte. Per l’ospedale Maggiore, il dato forse più rilevante riguarda la gestione dell’infarto acuto del miocardio: l’85,98% dei pazienti viene trattato entro 90 minuti dall’arrivo in ospedale, con un valore di rischio relativo pari a 1,49, statisticamente migliore della media nazionale. Significa che chi arriva al Pronto soccorso con un infarto ha un’elevatissima probabilità di essere trattato in tempi rapidissimi, e questa tempestività spesso fa la differenza tra la vita e la morte. A questo si aggiunge un volume molto alto di procedure cardiologiche: oltre 1.090 angioplastiche in un anno, numeri che collocano il Maggiore tra i centri più attivi d’Italia.
Il PNE certifica poi ottime performance nella chirurgia ad alta complessità: la struttura registra volumi importanti in chirurgia toracica, nel trattamento dei tumori polmonari e nella chirurgia vascolare, con interventi che superano ampiamente le soglie di sicurezza. Anche sulla frattura del femore, patologia molto frequente nella popolazione anziana, il Maggiore mantiene valori positivi, con interventi eseguiti nella maggior parte dei casi entro le 48 ore.
Il dato meno brillante è quello relativo alla gestione del parto nelle donne che hanno già avuto un taglio cesareo. Qui il PNE segnala una criticità, con un rischio relativo pari a 1,65, significativamente superiore alla media italiana: un indicatore che invita a potenziare la possibilità del parto naturale dopo un precedente cesareo, quando le condizioni cliniche lo consentono.
Molto diverso è invece il tipo di valutazione riguardante l’ASL Novara, che non viene misurata per singole attività chirurgiche o prestazioni ospedaliere, ma per la capacità del territorio di prevenire ricoveri evitabili e di gestire correttamente le patologie croniche. Ed è proprio qui che arriva una delle notizie migliori del PNE: l’ASL novarese è tra le più virtuose in Italia. Le ospedalizzazioni per asma pediatrica, cirrosi epatica e infezioni urinarie risultano nettamente inferiori alla media, con valori di rischio che vanno da 0,22 a 0,69. È la conferma di un territorio dove, nonostante le difficoltà, la rete tra medici di famiglia, specialisti e servizi domiciliari riesce a intercettare i problemi prima che si trasformino in ricoveri.
Dove invece l’ASL mostra qualche affanno è il settore della traumatologia e dell’ortopedia. Il tasso di intervento per frattura del femore nelle prime 48 ore si ferma al 69,13%, con un rischio relativo di 1,15, valore meno favorevole rispetto al dato nazionale. È uno degli indicatori più sensibili, perché coinvolge molti fattori: la disponibilità delle sale operatorie, il personale, i tempi di trasferimento.
Nel complesso, la fotografia del PNE racconta un sistema sanitario novarese solido, con l’ospedale che si conferma centro di eccellenza per le emergenze cardiache e per la chirurgia complessa, e un territorio capace di gestire con efficacia le cronicità. Una fotografia che deve essere letta dentro un quadro regionale più complesso. In Piemonte, infatti, è in corso il dibattito sul nuovo Piano Socio Sanitario, in un contesto segnato da liste d’attesa che continuano a crescere, da difficoltà strutturali nella medicina territoriale e da un aumento delle rinunce alle cure, con molte famiglie che si rivolgono, quando possono, alla sanità privata.
Le performance di Novara, dunque, mostrano che esiste un patrimonio di competenze e servizi di qualità, ma anche che il sistema nel suo insieme ha bisogno di investimenti, personale e organizzazione per garantire equità e accesso. I dati del PNE indicano dove il territorio regge bene e dove invece si aprono varchi che rischiano di ampliarsi, soprattutto per le fasce più fragili.
In altre parole: Novara tiene, e in alcuni casi eccelle. Ma il contesto regionale ricorda che la sanità pubblica, per continuare a garantire cure tempestive e appropriate, ha bisogno di un rafforzamento stabile. E proprio il PNE, con i suoi numeri, offre una base concreta da cui ripartire.






