Sono ancora i ragazzi presenti la sera della tragedia, qualcuno a bordo della giostra, altri poco distante, a sfilare in tribunale al processo per la morte di Ludovica Visciglia, la quindicenne di Trecate che aveva sbattuto la testa contro un ramo durante un giro sul Mini Tagadà del luna park di Galliate il 12 marzo 2022.
L’udienza si è tenuta mercoledì ed è stata poi aggiornata a settembre. Fra i giovani (all’epoca tutti minorenni) ascoltati in aula anche un’amica della vittima, che nell’ultimo giro sulla giostra era seduta proprio a fianco di Ludovica: ha raccontato che a un certo punto l’attrazione è andata molto veloce, e che molti dei presenti erano stati costretti a sederci. Ludovica, proprio a causa della velocità, era andata indietro con la testa. Non ha avuto dubbi l’amica: «Ha sbattuto contro l’albero, due volte. L’ho visto bene perché in quel momento ero voltata verso di lei. Le ho preso la testa quando si è accasciata su un lato. E quando ho visto il sangue sulla mia mano, abbiamo urlato di fermare tutto».
Al banco dei testimoni anche una ragazza che stava riprendendo la scena al cellulare, perché a bordo della giostra c’erano i suoi amici: anche lei ha visto Ludovica seduta, e ha notato che a un certo punto ha picchiato la testa contro un albero, prima di finire per terra sul pavimento. Il video ripreso col telefonino è stato proiettato in aula. Qualche altro ragazzo presente quella sera ha detto che secondo lui tutti erano in piedi, e ha ricordato che il conducente, un giovane (poi identificato nel figlio del proprietario) li sfidava dicendo che voleva vedere in quanti riuscivano a non cadere. Ma nel filmato, almeno nella parte di poco precedente la tragedia, Ludovica è seduta.
Imputati di quell’incidente, con vari profili di colpa diversi a seconda del ruolo ricoperto all’epoca, sono il proprietario della giostra Luca Ferri, l’ex sindaco di Galliate Claudiano Di Caprio, il comandante della polizia locale Angelo Falcone, e l’ingegnere biellese Graziano Minero, che aveva effettuato dei collaudi: respingono gli addebiti e contro di loro sono costituiti parte civile i famigliari della vittima.
Si sono invece avvalsi della facoltà di non rispondere, scegliendo di non deporre, il figlio e la moglie del giostraio, in quanto partenti dell’imputato. Il giovane, inoltre, è a sua volta sottoposto a un procedimento penale al tribunale per i minorenni di Torino: aveva scelto la Map, ovvero la messa alla prova ai servizi di pubblica utilità, e ha quasi concluso il suo percorso.