Giudiziaria

Parkinson, dolore cronico ed epilessia. Nuove cure all’ospedale Maggiore

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Un nuovo primato italiano per l’Azienda Ospedaliero universitaria “Maggiore della Carità”. Nel nosocomio novarese è infatti attivo il Centro di Neuromodulazione multimodale, un’innovazione dal punto di vista gestionale in ambito clinico che permette di coinvolgere in maniera armonica e strutturata tutti gli specialisti clinici impegnati nell’erogazione di questo particolare servizio, dalla neurochirurgia alla riabilitazione funzionale, dalla neurologia alla neuropsichiatria infantile, passando dall’urologia, alla terapia del dolore e alla psicologia clinica.

Presentato questa mattina, martedì 13 aprile, da tutti i soggetti coinvolti, introdotti dal rettore dell’Università del Piemonte Orientale Gian Carlo Avanzi e dai direttori sanitari Roberto Sacco e Anna Burla, la Neuromodulazione «è una particolare terapia che contribuisce ad aiutare il ripristino le funzionalità del tessuto nervoso compromesso dalla patologia attraverso la somministrazione di impulsi elettrici o di farmaci, caratterizzandosi inoltre da un’alta complessità assistenziale». Una terapia che deve essere erogata quando le cosiddette “cure convenzionali” risultano inefficaci nel garantire un’adeguata gestione del paziente che presenta patologie che tendono a cronicizzarsi.

 

 

Negli interventi dei medici coinvolti (Maurizio Viri, Riccardo Fornaro, Marta Sacchetti, Luca Magistrelli, Michele Favro, Ezio Storelli, Andrea Sala e Alessio Baricich) è stato quindi illustrato come si possa intervenire su Parkinson e disturbo di movimento, spasticità, dolore cronico, epilessia, incontinenza. In particolare questo centro, in considerazione dell’attuale situazione pandemica, ha già inoltre previsto la sua implementazione attraverso un servizio di telemedicina, con lo scopo di garantire un costante “follow up” dei pazienti, evitando però inutili accessi all’ospedale, potendo così usufruire di una piattaforma operativa per la gestione dei dati clinici e delle immagini attraverso una vera e propria visita virtuale: «Una cura di prossimità – è stato ricordato – non più un concetto astratto, ma che grazie alla ricerca condotta in maniera congiunta tra l’Aou e la Scuola di Medicina dell’Università del Piemonte Orientale, diventa una realtà concreta a beneficio dei pazienti, dei loro familiari e degli operatori sanitari».

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