«Avevo paura». Una frase che la ragazza ha ripetuto più volte in tribunale. Lo ha fatto parlando di un uomo, a lei sconosciuto, che per un certo periodo, nell’estate di tre anni fa, la seguiva dappertutto. Se lo trovava alla fermata del bus, e a bordo del mezzo. E una volta, quando lei gli aveva detto di non molestarla più, lui l’aveva minacciata di morte.
Per quei giorni di apprensione, denunviati da una studentessa novarese che all’epoca dei fatti aveva 15 anni, A.O., trentanovenne identificato dalla polizia quale autore di quelle avance, è condannato a 3 anni e mezzo di reclusione per violenza sessuale su minore e minaccia. Stabilito anche un risarcimento del danno per la vittima, costituitasi parte civile. La difesa aveva invece chiesto l’assoluzione mettendo in dubbio che si fossero verificati comportamenti molesti, che l’imputato ha sempre negato.
L’uomo era stato riconosciuto negli album fotografici mostrati sia alla vittima sia al fratello di quest’ultima, che un giorno, ricevuta la telefonata della sorella che diceva di essere pedinata, si era precipitato in centro e aveva affrontato l’uomo, dicendogli di smetterla, chiedendogli insistentemente perché la importunasse. Ma lo sconosciuto negava comportamenti molesti. In una delle occasioni di incontro la ragazzina aveva chiesto aiuto anche all’autista del bus. Dopo la denuncia non ha più visto l’imputato. Secondo quanto raccontato in tribunale, sono passati tre anni dai fatti ma ancora oggi la studentessa cerca di evitare la piazza della stazione, il luogo in cui incontrava più frequentemente il suo molestatore.















