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Palazzo Cabrino, Cirio diventa il paladino delle minoranze

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Da Palazzo Cabrino pollice verso per Luigi Songa, presidente di Atc, con il governatore Alberto Cirio divenuto paladino delle minoranze. Stranezza della politica, almeno per un giorno. La nota  vicenda del presidente di Atc Piemonte Nord (leggi qui) è infatti approdata in consiglio comunale e, dopo una lunga e sofferta mediazione, ha visto l’approvazione all’unanimità di un ordine del giorno presentato dal Pd che, nella sostanza, appoggia l’operato del presidente della Regione e del presidente del consiglio regionale, Stefano Allasia. Entrambi avevano, infatti, con una lettera pubblica, invitato Songa a valutare l’opportunità di lasciare l’incarico all’indomani dell’episodio legato alla presenza di “cimeli” di epoca fascista nel suo ufficio di viale Verdi.

 

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Una presa di posizione forte, quella di Cirio e Allasia, che ha finito per trasformarsi in un importante assist per le minoranze presenti a Palazzo Cabrino, creando non poco imbarazzo nello schieramento opposto, quasi costretto a non smentire l’ex europarlamentare di Alba, che solo nel maggio scorso ha “sfrattato” il suo predecessore Chiamparino, ma anche un esponente leghista non certo di secondo piano.

«E’ un ordine del giorno significativo – ha detto la consigliera dem Sara Paladini – visto che proprio in queste ore si tiene un cda dell’Atc. Quanto dichiarato da Songa non deve essere trascurato, anche se il diretto interessato ha poi voluto ridimensionare e ridicolizzare il tema. Purtroppo assistiamo quasi quotidianamente a una recrudescenza di questa cultura legata al fascismo, nonostante alcuni cerchino di ridurla a temi di carattere folkloristico. E’ inaccettabile cercare di riabilitare una certa cultura, così non possiamo tollerare che il presidente di un ente pubblico che si dichiari quasi onorato di essere definito fascista e mostrare la sua vicinanza a un movimento come Casa Pound, possa continuare a ricoprire questo ruolo».

Il gelo calato sui banchi del centro destra veniva in qualche modo rotto, o quasi, dalla capogruppo del Carroccio Anna Colombo. Da lei partiva una prima richiesta di sospensione dei lavori, ma al rientro chi si aspettava una dichiarazione unanime da parte della maggioranza è rimasto deluso. È stato, anzi Ivan De Grandis, (Fratelli d’Italia) a prendere la parola, quasi minimizzando l’accaduto e definendolo «una vicenda grottesca. Qui si sta montando un polverone esagerato».

Il “pallino” è tornato nel campo del Pd. Nicola Fonzo è riuscito dialetticamente a spiegare il profondo significato di quanto espresso da Cirio e Allasia nella loro lettera, offrendo allo schieramento avversario la mano tesa di una mediazione rappresentata dall’inserimento nel documento di un passaggio della lettera, così come la possibilità di togliere il simbolo del Pd affinché «questo odg possa diventare un documento di tutto il consiglio».

Le sue parole sono state seguite dagli interventi della collega Emanuela Allegra e del capogruppo del Movimento 5 Stelle Mario Iacopino, ma ancora non sufficienti. I lavori pomeridiani sono iniziati, infatti, con quasi un’ora di ritardo per una riunione dei capigruppo convocata appositamente allo scopo di trovare una linea comune che portasse a un accordo e a un davvero sudato voto unanime poi faticosamente raggiunto.

Con il presidente Alberto Cirio, che Sara Paladini ha definito «un faro nell’attuale situazione emergenziale sanitaria che ha coinvolto il Piemonte».

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