Ossa umane a Trecate: al via il processo per omicidio contro l’agente immobiliare

L'imputato è attualmente in carcere perché sospettato di aver ucciso l’anziana madre Liliana Agnani, abbandonandone il corpo vicino al Ticino

Sarà un processo indiziario, perché che si tratti di un omicidio è la ricostruzione fatta dalla procura: non c’è un cadavere, ma soltanto delle ossa, e non ci sono testimoni oculari del fatto. E nemmeno una confessione. Lunedì in corte d’Assise a Novara è partito il processo a carico di Emilio Garini, sessantunenne agente immobiliare di Milano attualmente in carcere perché sospettato di aver ucciso l’anziana madre Liliana Agnani, abbandonandone il corpo vicino al Ticino a Trecate, per intascare i soldi della pensione e dell’accompagnamento: è accusato di omicidio premeditato, distruzione di cadavere, e truffa ai danni dello Stato.

Visti i gravi capi d’accusa, che in astratto possono portare alla pena dell’ergastolo in caso di condanna, l’imputato non aveva potuto chiedere il giudizio abbreviato. Il suo legale ha riproposto un’istanza di rito alternativo, ma è stata nuovamente respinta perchè non più prevista dalla legge.

Si tratta di un caso venuto alla luce il 10 ottobre 2022, quando un boscaiolo cercatore di funghi aveva notato dei resti umani in località Boscomarino a San Martino di Trecate. Ha detto in aula: «C’era siccità e il livello dell’acqua si è abbassato. Altrimenti mai avremmo visto lo scheletro. Inizialmente pensavo a qualche carcassa animale, poi però la forma delle ossa mi ha un po’ insospettito e quando sono arrivato a casa ho contattato il comando di polizia locale».

Solo successivamente, quando erano intervenuti anche i carabinieri e il medico legale, l’uomo aveva appreso che si trattava effettivamente di ossa umane. Da lì era partito il lavoro d’indagine dei carabinieri per capire a chi appartenessero. Un lavoro che ha poi svelato un retroscena inquietante, ovvero, così sostiene la procura di Novara, un delitto commesso dal figlio. La vittima, hanno spiegato ieri gli esperti del Labanof, il laboratorio di antropologia forense dell’università di Milano, era stata identificata grazie al numero di serie di una protesi fra le vertebre. Secondo i consulenti, il corpo è stato abbandonato proprio nella zona in cui è stato ritrovato, metro più, metro meno. Escluso che sia stato lasciato da qualche altra parte e poi trascinato da animali o corrente.

In aula Garini ha ascoltato in silenzio le testimonianze. Nega gli addebiti, in particolare l’accusa di omicidio volontario. In interrogatorio, durante le indagini, si era giustificato parlando di una passeggiata al Ticino con la caduta in acqua dell’anziana. Quindi una morte naturale, cui erano seguiti istanti di panico.

Prossima udienza a fine mese.

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Ossa umane a Trecate: al via il processo per omicidio contro l’agente immobiliare

L’imputato è attualmente in carcere perché sospettato di aver ucciso l’anziana madre Liliana Agnani, abbandonandone il corpo vicino al Ticino

Sarà un processo indiziario, perché che si tratti di un omicidio è la ricostruzione fatta dalla procura: non c’è un cadavere, ma soltanto delle ossa, e non ci sono testimoni oculari del fatto. E nemmeno una confessione. Lunedì in corte d’Assise a Novara è partito il processo a carico di Emilio Garini, sessantunenne agente immobiliare di Milano attualmente in carcere perché sospettato di aver ucciso l’anziana madre Liliana Agnani, abbandonandone il corpo vicino al Ticino a Trecate, per intascare i soldi della pensione e dell’accompagnamento: è accusato di omicidio premeditato, distruzione di cadavere, e truffa ai danni dello Stato.

Visti i gravi capi d’accusa, che in astratto possono portare alla pena dell’ergastolo in caso di condanna, l’imputato non aveva potuto chiedere il giudizio abbreviato. Il suo legale ha riproposto un’istanza di rito alternativo, ma è stata nuovamente respinta perchè non più prevista dalla legge.

Si tratta di un caso venuto alla luce il 10 ottobre 2022, quando un boscaiolo cercatore di funghi aveva notato dei resti umani in località Boscomarino a San Martino di Trecate. Ha detto in aula: «C’era siccità e il livello dell’acqua si è abbassato. Altrimenti mai avremmo visto lo scheletro. Inizialmente pensavo a qualche carcassa animale, poi però la forma delle ossa mi ha un po’ insospettito e quando sono arrivato a casa ho contattato il comando di polizia locale».

Solo successivamente, quando erano intervenuti anche i carabinieri e il medico legale, l’uomo aveva appreso che si trattava effettivamente di ossa umane. Da lì era partito il lavoro d’indagine dei carabinieri per capire a chi appartenessero. Un lavoro che ha poi svelato un retroscena inquietante, ovvero, così sostiene la procura di Novara, un delitto commesso dal figlio. La vittima, hanno spiegato ieri gli esperti del Labanof, il laboratorio di antropologia forense dell’università di Milano, era stata identificata grazie al numero di serie di una protesi fra le vertebre. Secondo i consulenti, il corpo è stato abbandonato proprio nella zona in cui è stato ritrovato, metro più, metro meno. Escluso che sia stato lasciato da qualche altra parte e poi trascinato da animali o corrente.

In aula Garini ha ascoltato in silenzio le testimonianze. Nega gli addebiti, in particolare l’accusa di omicidio volontario. In interrogatorio, durante le indagini, si era giustificato parlando di una passeggiata al Ticino con la caduta in acqua dell’anziana. Quindi una morte naturale, cui erano seguiti istanti di panico.

Prossima udienza a fine mese.

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