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Medici di famiglia sotto stress. L’Ordine: «Il peggio deve ancora arrivare»

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Medici di famiglia sotto stress. L’Ordine: «Il peggio deve ancora arrivare». È già successo in primavera con la prima ondata di Coronavirus e ora il copione si ripete: buona parte della pressione causata dalla situazione sanitaria è a carico dei medici di medicina generale che rappresentano la prima interfaccia con i pazienti in caso di sospetto Covid.

«Siamo tornati alle problematiche di qualche mese fa – afferma il presidente dell’Ordine dei medici e degli odontoiatri della provincia di Novara, Federico D’Andrea -. Le richieste sono molte, i medici vengono contattati telefonicamente e poi si valuta se è necessario inviare i pazienti all’osservanza del Sisp (servizi di igiene e sanità pubblica) per l’effettuazione del tampone e poi all’Usca, l’unità che si occupa di seguire a domicilio le persone positive. Il problema è che queste strutture sono già in difficoltà a causa delle numerose istanze: a differenza della scorsa primavera ci sono molti più tamponi di conseguenza molti più infettati. È vero che molti sono asintomatici dunque non richiedono particolari cure, però sono comunque da seguire».

 

 

L’arrivo dei tamponi rapidi potrebbe complicare ancora di più la posizione dei medici di famiglia: «Trattandosi di un test salivare – spiega D’Andrea – sarò molto più veloce e con esito quasi immediato, dunque la proposta e quella che i medici si attivino per eseguirli nei loro studi. Non sarà un obbligo, l’adesione deve essere volontaria: bisognerà capire quali saranno i medici che si renderanno disponibili rispetto al carico di lavoro da qui a qualche settimana. Il peggio deve ancora venire».

Senza contare che questa stagione è normalmente aggravata dall’esecuzione del vaccino antinfluenzale: «È auspicabile pensare che quest’anno le richieste da parte dei pazienti saranno molte di più – conclude D’Andrea – il problema è che le farmacie fanno fatica a reperire le dosi perchè quelle già pronte sono state prenotate tutte dal sistema sanitario nazionale e destinate alle persone a rischio. Anche in questo caso la situazione è complessa, ma ci sarà comunque tempo fino a dicembre o gennaio per fare il vaccino in quanto l’epidemia influenzale è prevista nel mese di febbraio».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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