La Guardia di finanza di Milano, coordinata dagli uffici della Procura Europea di Milano, hanno
arrestato per frode fiscale due imprenditori italiani residenti in Svizzera: sono Guido Presta, noto suk territorio per essere il presidente della Novaromentin (calcio serie D), e il fratelli Ivan, oltre ad altri due residenti nel novarese e sequestrato oltre 95 milioni di euro. Le perquisizioni hanno coinvolto in tutto sedici persone e due aziende attive nel settore delle telecomunicazioni. Tra i destinatari del provvedimento di sequestro c’è anche Franco Caressa, consigliere comunale di Novara di Fratelli d’Italia (già assessore nella passato mandato), nel suo ruolo di presidente di Pentacom, società milanese di fornitura e servizi che secondo la Guardia di finanza è inserita nel circuito oggetto di indagine.
L’indagine trae origine da un complesso di attività ispettive di natura fiscale avviate nel corso del 2022 dal
Nucleo di polizia economico finanziaria di Milano e dall’Ufficio antifrode dell’Agenzia delle Entrate che hanno portato alla luce un sofisticato circuito di false fatturazioni nel settore del commercio di traffico dati internazionale VoIP. Nell’ambito delle indagini, una anno fa era già stato arrestato un broker italiano residente in Svizzera ed erano stati sequestrati oltre 50 milioni di euro, importo corrispondente all’iva evasa.
Le indagini successive hanno permesso di ricostruire ulteriori anelli della catena di frode, individuando altri due imprenditori italiani, anche loro residenti in Svizzera, a cui facevano capo società cartiere e alcune buffer, nonché altri due soggetti del novarese che fungevano da reclutatori e coordinatori delle teste di legno a cui attribuire la rappresentanza legale delle società utilizzate nel circuito fraudolento. Le false fatturazioni, aventi ad oggetto il “traffico dati”, transitavano da conduit estere, società cartiere e società filtro italiane per poi raggiungere le società beneficiarie della frode fiscale sul territorio nazionale che, rivendendo alle prime società estere, attraverso un’operazione esente da iva, davano vita a un circuito di fatture false.