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Marina, la fuga in auto da Kiev: «Grazie a tutti voi novaresi per il calore che ci state regalando»

Il racconto di una delle donne ucraine fuggite dall'incubo della guerra e accolte all'hotel Parmigiano

In gran fretta ha messo in valigia tutto ciò che poteva e in auto, insieme al marito, alla figlia e ai due nipoti di 3 e 6 anni, è scappata da Kiev dopo i primi bombardamenti. Questa è la storia di Marina, una delle tante donne ucraine fuggite dalla guerra e che il suo Paese non avrebbe voluto lasciarlo mai. Ha il terrore negli occhi, piange in continuazione come tutte le altre sue connazionali con cui divide il dolore di aver dovuto scappare dalla sua terra ed essere stata improvvisamente catapultata in un luogo che nemmeno sa bene dove si trovi.

È un po’ impaurita mentre parla, ma a fianco a lei c’è Dana, un’altra donna ucraina che, invece, a Novara vive da 22 anni dove ha sempre lavorato come badante. Appena prima dello scoppio della guerra aveva programmato il suo ritorno in Patria e invece è rimasta bloccata qui; ora fa da interprete e anche un po’ da coordinatrice alle donne e ai bambini ospiti dell’hotel Parmigiano.

«Le prime parole sono per tutti voi novaresi, il sindaco e le associazioni per il calore che ci state regalando: qui ci sentiamo come a casa, non si aspettavamo questa accoglienza» – dice Marina -. E voglio fare gli auguri a tutte le donne del mondo che vogliono vivere libere e in pace».

Marina racconta poi la fuga: «Abbiamo dormito in auto al freddo, impauriti e con poco cibo, abbiamo fatto chilometri di coda e 24 ore di attesa prima di riuscire ad attraversare il confine. Ora siamo qui e ancora non riusciamo a credere di essere in salvo. Non è possibile spiegare quello che abbiamo potuto raccontare ai nostri bambini, perché siamo dovuti scappare: il più piccolo ancora non capisce, il più grande piangeva e chiedeva dove saremmo andati. Grazie ancora a tutti gli italiani per quello che stanno facendo per noi: non ascoltate quello che dice Putin, gli stessi russi non capiscono il perché di questa propaganda. Noi vogliamo solo vivere nel nostro Paese che ha secoli di storia».

L’atmosfera che si vive all’hotel Parmigiano, che a Novara sta funzionando come centro di prima accoglienza, è quasi surreale. Per fortuna ci sono i bambini che giocano e corrono per la sala da pranzo: sembrano quasi spensierati: solo loro sono in grado di portare un po’ di normalità.

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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