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L’appello degli studenti dell’Antonelli: «Ridateci la normalità della scuola»

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«Vi siete mai chiesti come ci si sente a comunicare solo attraverso uno schermo? Come si sta quando è una connessione internet a decidere quando avete il potere di parlare? Vi siete resi conto di come piuttosto che stare a casa, salivamo su dei mezzi pubblici pieni di persone, con il rischio di ammalarci, solo perché voi non avete nemmeno provato a mettere due corse in più?».

Inizia così la accorata lettera che i rappresentanti di istituto del liceo scientifico Antonelli (Valentina Mauro, Luca Lorizzo, Daud Hameed e Andrea Colucci) hanno scritto in vista della riapertura delle scuole il 7 gennaio. Da quella data e fino al 15 per le scuole superiori è previsto un rientro in presenza al 50% degli studenti senza obbligo da parte degli istituti di scaglionare gli ingressi e le uscite. Cosa succederà dal 18 gennaio in poi al momento non è dato saperlo ma se si dovesse tornare alla capienza del 75%, allora sarà necessario suddividere gli orari con un conseguente disagio soprattutto per chi non abita a Novara città.

Ed è proprio su questo punto che gli studenti puntano il dito: «Orari per i quali un ragazzo che abita lontano da scuola, non avrebbe nemmeno il tempo di lavarsi e di mangiare, perché dovrebbe iniziare a studiare alle nove di sera per recuperare il tempo non sfruttabile durante il pomeriggio. Facendo due turni non avremmo nemmeno la possibilità di praticare sport o di uscire di casa, nei limiti delle restrizioni imposte. La nostra vita girerebbe solamente intorno ad un sistema scolastico che non prende in considerazione la nostra voce, quando dovremmo essere noi i protagonisti per costruirci un domani. I nostri docenti l’hanno fatto notare, avete dato una seconda opzione, sembra assurdo, ma addirittura peggio della prima, cioè quella di dividere i turni in base alla distanza del domicilio dalla scuola…e cosa dovrebbero fare i nostri insegnanti? Sdoppiarsi per permettere a coloro che entrano alle dieci di recuperare le prime due ore?».

 

 

Poi la richiesta di normalità: «Cinque mesi e mezzo davanti a un computer: rischiamo che questo numero raddoppi, quadruplichi, aumenti esponenzialmente. Quello che vogliamo è una garanzia che ci permetta, almeno in parte, la normalità che non pensavamo ci potesse mancare così tanto. Sappiamo che le risorse sono limitate, ma sappiamo anche che con l’influenza del sindaco di Novara Alessandro Canelli e il presidente della provincia Federico Binatti, si potrebbe provare a puntare su privati e istituzioni come i grandi imprenditori novaresi. Con il loro aiuto infatti si potrebbe potenziare la rete cittadina dei trasporti almeno negli orari e nelle corse dedicate agli studenti. Riteniamo inoltre che la scuola sia uno dei luoghi più tutelati e sicuri in merito all’attuale emergenza sanitaria, pertanto la chiusura in atto è una misura eccessiva in relazione alla libertà di movimento connessa degli ultimi mesi».

«È un dramma dover rimodulare gli orari in tempi strettissimi, una burocrazia infinita che lascia in secondo piano le esigenze degli studenti e ci si occupa poco della didattica – afferma la dirigente scolastica dell’Antonelli, SIlvana Romeo -. Gli studenti hanno ragione a farsi sentire, dovrebbero farlo anche quelli delle altre scuole. Abbiamo ricevuto supporto e consigli dal direttore dell’ufficio scolastico provinciale Bordonaro. Ci stiamo organizzando e cercando tutte le soluzioni possibili: vediamo cosa succederà dal 18 gennaio in poi».

Sull’argomento si è pronunciato anche il sindaco Canelli: «Abbiamo avuto incontri con aziende di trasporto pubblico e privato, però servono risorse per razionalizzare gli spostamenti ed evitare assembramenti sia sui mezzi che alle fermate. Se ci sarà un aumento degli studenti in presenza maggiore del 50%, l’unica ipotesi è quella dello scaglionamento degli ingressi da concordare con i singoli istituti. So che molti studenti sono contrari perchè questo provocherebbe disagi nei ritmi vitali, ma per il momento attendiamo le decisioni».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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