La campagna “Remigrazione” di CasaPound divide la politica novarese, scontro in consiglio comunale

L'aula di Novara ha discusso e respinto una mozione presentata dalle opposizioni per chiedere chiarimenti e una presa di posizione rispetto ai manifesti a firma del partito estremista

E’ arrivata in aula dopo due mesi dai fatti la mozione presentata dalla consigliera dem Milù Allegra e sottoscritta dalle minoranze per chiedere una presa di posizione rispetto ai manifesti affissi da CasaPound per la campagna “Remigrazione”, in cui il movimento di estrema destra chiedeva «la remigrazione totale e senza compromessi di tutti gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio, incentivando altresì il rimpatrio volontario verso i paesi d’origine per tutti i discendenti d’immigrati nati in Europa».

Come previsto, il dibattito ha acceso toni e divergenze politiche tra maggioranza e opposizione: a difendere la legittimità dell’affissione è stato il consigliere Mauro Gigantino (Fdi), che ha sottolineato come il concessionario ABACO non abbia violato alcuna norma: «Non ho riscontrato alcuna lesione di diritti o elementi discriminatori nei manifesti che sono stati affissi. Se non ci fosse stata l’affissione, invece si sarebbe violato l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione. Non è compito del concessionario censurare le opinioni se queste non violano la legge».».

Di ben altro avviso l’opposizione. La consigliera Cinzia Spilinga (Pd) ha criticato il significato simbolico e ideologico del termine “remigrazione”: «Non possiamo ignorare ciò che evoca. È un termine che rimanda a concetti cari alla destra ultranazionalista e razzista. Le parole non sono neutre». A rincarare la dose è stata la collega Sara Paladini (Pd): «Non possiamo girarci dall’altra parte quando questi messaggi vengono esposti negli spazi pubblici. Alimentano discriminazioni e tensioni in una città che vive di multiculturalità, grazie anche alla presenza di famiglie straniere che contribuiscono alla nostra vita quotidiana».

Anche il consigliere Rossano Pirovano (Pd) ha espresso perplessità sulla difesa del messaggio, ricordando che «il concessionario ha il dovere di valutare i contenuti prima della pubblicazione». Allegra ha poi puntato il dito direttamente contro CasaPound: «Non dimentichiamo chi sono. Sono gli stessi che fanno saluti romani davanti ai cippi fascisti. È grave che nessuno in questa aula si sia scandalizzato».

Il capogruppo dem Nicola Fonzo ha espresso stupore per la difesa da parte della maggioranza: «Che interesse avete a difendere CasaPound? La destra europea moderna prende le distanze da chi si rifà al fascismo, non capisco perché questo non accade in quest’aula».

Dall’altra parte, il capogruppo di Fratelli d’Italia Michele Ragno ha replicato accusando i colleghi di essere affetti da nevrosi ossessiva e di essere “scivolati” nella discussione sul fascismo: «Chi vede fascisti dappertutto forse ha bisogno di uno specialista. Basta tirare fuori continuamente il tema del fascismo: Giorgia Meloni è nata nel 1977 e Fratelli d’Italia è incompatibile col fascismo» ha dichiarato prima di aggiungere «siamo per la libertà di espressione e siamo, invece, contrari a chi chiede di censurare messaggi non graditi».

In dichiarazione di voto, Fonzo ha ribattuto con ironia: «Ho sognato che Giorgia Meloni toglieva la fiamma dal simbolo di partito per dimostrare di non avere nulla a che fare col fascismo. Ma era solo un sogno. Libertà non significa fare ciò che si vuole: certi messaggi sono in contrasto con i principi costituzionali». Per Fdi è stato Gigantino a dichiarare l’intenzione di voto: «Il tema della mozione era la presunta illiceità dell’autorizzazione e a nostro avviso non c’è nulla di discriminatorio o di violento nel manifesto. Bloccarlo sarebbe stata una violazione della Costituzione. Siamo arrivati al punto in cui ogni messaggio etichettato come “fascista” diventa automaticamente irregolare? No, serve equilibrio».

La mozione, presentata per chiedere un atto di indirizzo nei confronti di ABACO e una presa di distanza simbolica dal contenuto del manifesto, è stata infine respinta, ma non è passata inosservata l’assenza in aula di Forza Italia, forza politica lontana dalle pulsioni estremiste che, forse, ha voluto lanciare un messaggio agli alleati di governo della città.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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La campagna “Remigrazione” di CasaPound divide la politica novarese, scontro in consiglio comunale

L’aula di Novara ha discusso e respinto una mozione presentata dalle opposizioni per chiedere chiarimenti e una presa di posizione rispetto ai manifesti a firma del partito estremista

E’ arrivata in aula dopo due mesi dai fatti la mozione presentata dalla consigliera dem Milù Allegra e sottoscritta dalle minoranze per chiedere una presa di posizione rispetto ai manifesti affissi da CasaPound per la campagna “Remigrazione”, in cui il movimento di estrema destra chiedeva «la remigrazione totale e senza compromessi di tutti gli immigrati irregolari presenti sul nostro territorio, incentivando altresì il rimpatrio volontario verso i paesi d’origine per tutti i discendenti d’immigrati nati in Europa».

Come previsto, il dibattito ha acceso toni e divergenze politiche tra maggioranza e opposizione: a difendere la legittimità dell’affissione è stato il consigliere Mauro Gigantino (Fdi), che ha sottolineato come il concessionario ABACO non abbia violato alcuna norma: «Non ho riscontrato alcuna lesione di diritti o elementi discriminatori nei manifesti che sono stati affissi. Se non ci fosse stata l’affissione, invece si sarebbe violato l’articolo 21 della Costituzione sulla libertà di espressione. Non è compito del concessionario censurare le opinioni se queste non violano la legge».».

Di ben altro avviso l’opposizione. La consigliera Cinzia Spilinga (Pd) ha criticato il significato simbolico e ideologico del termine “remigrazione”: «Non possiamo ignorare ciò che evoca. È un termine che rimanda a concetti cari alla destra ultranazionalista e razzista. Le parole non sono neutre». A rincarare la dose è stata la collega Sara Paladini (Pd): «Non possiamo girarci dall’altra parte quando questi messaggi vengono esposti negli spazi pubblici. Alimentano discriminazioni e tensioni in una città che vive di multiculturalità, grazie anche alla presenza di famiglie straniere che contribuiscono alla nostra vita quotidiana».

Anche il consigliere Rossano Pirovano (Pd) ha espresso perplessità sulla difesa del messaggio, ricordando che «il concessionario ha il dovere di valutare i contenuti prima della pubblicazione». Allegra ha poi puntato il dito direttamente contro CasaPound: «Non dimentichiamo chi sono. Sono gli stessi che fanno saluti romani davanti ai cippi fascisti. È grave che nessuno in questa aula si sia scandalizzato».

Il capogruppo dem Nicola Fonzo ha espresso stupore per la difesa da parte della maggioranza: «Che interesse avete a difendere CasaPound? La destra europea moderna prende le distanze da chi si rifà al fascismo, non capisco perché questo non accade in quest’aula».

Dall’altra parte, il capogruppo di Fratelli d’Italia Michele Ragno ha replicato accusando i colleghi di essere affetti da nevrosi ossessiva e di essere “scivolati” nella discussione sul fascismo: «Chi vede fascisti dappertutto forse ha bisogno di uno specialista. Basta tirare fuori continuamente il tema del fascismo: Giorgia Meloni è nata nel 1977 e Fratelli d’Italia è incompatibile col fascismo» ha dichiarato prima di aggiungere «siamo per la libertà di espressione e siamo, invece, contrari a chi chiede di censurare messaggi non graditi».

In dichiarazione di voto, Fonzo ha ribattuto con ironia: «Ho sognato che Giorgia Meloni toglieva la fiamma dal simbolo di partito per dimostrare di non avere nulla a che fare col fascismo. Ma era solo un sogno. Libertà non significa fare ciò che si vuole: certi messaggi sono in contrasto con i principi costituzionali». Per Fdi è stato Gigantino a dichiarare l’intenzione di voto: «Il tema della mozione era la presunta illiceità dell’autorizzazione e a nostro avviso non c’è nulla di discriminatorio o di violento nel manifesto. Bloccarlo sarebbe stata una violazione della Costituzione. Siamo arrivati al punto in cui ogni messaggio etichettato come “fascista” diventa automaticamente irregolare? No, serve equilibrio».

La mozione, presentata per chiedere un atto di indirizzo nei confronti di ABACO e una presa di distanza simbolica dal contenuto del manifesto, è stata infine respinta, ma non è passata inosservata l’assenza in aula di Forza Italia, forza politica lontana dalle pulsioni estremiste che, forse, ha voluto lanciare un messaggio agli alleati di governo della città.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.