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«Il sistema non regge, prossimi al collasso». Le pesanti accuse all’assessore Icardi

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«Il sistema non regge, prossimi al collasso». In una nota durissima, la Fimmg, il sindacato dei medici di medicina generale, scaglia pesanti accuse contro la Regione e in modo particolare all’assessore alla Sanità Luigi Icardi e ai Servizi di Igiene e Sanità Pubblica (SISP) delle Asl.

«È sotto gli occhi di tutti l’inefficienza dei Sisp, cui la legge assegna tutte le funzioni di sorveglianza, di tracciamento dei contatti, di gestione tempestiva dei tamponi dalla prenotazione alla verifica degli esiti, nonché la necessaria disposizione dei provvedimenti di quarantena, funzioni svolte con ritardi tali da lasciare gli assistiti in attesa di risposte che sembrano non arrivare mai – proseguono i rappresentanti dei sindacati -. I Medici di Medicina Generale, per dare supporto ai propri pazienti abbandonati da un sistema che non regge, stanno facendo ben oltre il proprio dovere, richiedendo direttamente i tamponi, isolando i contatti, prenotando direttamente i test per la guarigione dei pazienti ormai asintomatici che diversamente resterebbero abbandonati nel loro isolamento senza fine, certificando una guarigione e un rientro in comunità che solo il Sisp, se solo lo facesse, potrebbe decretare».

Secondo la Fimmg il sistema è del tutto inefficiente: «Una piattaforma informatica che nelle intenzioni avrebbe dovuto snellire il lavoro, ma che nella realtà drammaticamente lo amplifica, poiché costellata di bug, rallentamenti, aggiornamenti che invece che migliorare la fruibilità la peggiorano. Siamo prossimi al collasso: quanto potremo reggere ancora a questi ritmi? Siamo pronti, da sempre, a fare i medici assumendoci il ruolo clinico che ci è proprio, ma la Regione deve invertire la rotta e l’assessore pretendere che le nostre richieste vengano soddisfatte dai
Servizi di Igiene Pubblica, dal CSI e dai Laboratori, i veri ostacoli oggi ad una gestione efficace dell’emergenza che ancora non ha strabordato dagli argini del territorio solo grazie alla nostra azione vicariante».

 

 

Contro la gestione regionale della pandemia si sono schierati anche Raffaele Gallo – presidente Gruppo PD in Consiglio Regionale, Domenico Rossi – Vice-presidente Commissione Sanità, Daniele Valle – Coordinatore del Gruppo di lavoro su emergenza Covid-19 e Mauro Salizzoni – Vice-presidente del Consiglio Regionale: «In questi mesi tante sono state le proposte fatte dalla minoranza in consiglio così come dal mondo sanitario, ma sempre ignorate dal Presidente e dalla sua Giunta che sfugge il confronto. In queste condizioni sarà difficile resistere a lungo. Cirio e la maggioranza devono fare un salto di qualità e operare cambiamenti radicali, altrimenti le conseguenze per il Piemonte rischiano di essere devastanti»

«Il conto alla rovescia è impietoso – proseguono – tra poco più di una settimana le strutture sanitarie saranno costrette a respingere i malati, per questo Cirio abbia il coraggio di mettere in discussione le sue scelte e di rivedere l’organizzazione dell’emergenza che non sta funzionando e di continuare a sollecitare la sanità privata per assicurare nuovi spazi. Soprattutto abbia il coraggio di rivedere la catena di comando eccessivamente pletorica: unità di crisi, DIRMEI, direzione regionale, direzioni sanitarie. Non è accettabile leggere provvedimenti firmati da 5 diversi soggetti: è la prova che la catena di comando non è chiara. Il virus corre veloce, è fondamentale reagire con altrettanta rapidità. Serve un cambio di passo immediato sulle condizioni contrattuali proposte per le nuove assunzioni: quelle offerte fino ad ora hanno fatto sì che medici e infermieri scegliessero altre regioni rispetto alla nostra e oggi siamo in sofferenza. Così come non si capisce come mai, secondo quanto denunciato dall’ASGI, si siano esclusi i cittadini stranieri dai bandi di reclutamento delle ASL piemontesi nonostante il Decreto Cura Italia ne consentisse l’assunzione».

Una critica anche a Riparti Piemonte: «Avremo modo di riflettere sulle mancanze degli ultimi mesi, le decisioni rinviate, la programmazione carente, l’inutile politica degli annunci e le scelte discutibili come il Riparti Piemonte. Un provvedimento quest’ultimo su cui la Giunta si è giocata tutta la sua credibilità oltre a spendere tutto lo spendibile. Il gruppo del Partito Democratico aveva esortato a non “svendere i gioielli di famiglia” alla prima difficoltà e prepararsi, invece, a un lungo periodo in cui ogni risorsa andava calibrata: oggi in cassa non c’è più nulla e non possiamo fare altro che delegare ogni sostegno all’economia al Governo».

 

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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