Il novarese Alessandro Alliaudi sotto i bombardamenti in Ucraina: «Eravamo sul treno durante l’attacco a Leopoli»

La testimonianza dell'attivista in missione con il Movimento Europei di Azione Non Violenta

«Era la cosa giusta da fare, in un momento come questo». Così Alessandro Alliaudi, novarese, racconta la sua recente partecipazione alla missione di diplomazia civile in Ucraina organizzata dal Movimento Europeo di Azione Non Violenta (Mean), che si è svolta dall’1 al 5 ottobre. Una missione resa ancora più drammatica dall’attacco russo che ha colpito la città di Leopoli mentre il treno dei 110 attivisti italiani, tra cui Alliaudi, faceva ritorno verso il confine polacco.

L’iniziativa, giunta alla quattordicesima edizione, riunisce da anni decine di associazioni italiane – tra cui Azione Cattolica, Acli, ANCI, MoVI, Agesci, Base Italia, Fondazione Gariwo e molte altre – con l’obiettivo di creare legami concreti tra la società civile europea e quella ucraina, chiedendo all’Unione Europea di istituire i Corpi Civili di Pace: gruppi di cittadini formati per intervenire in contesti di conflitto e sostenere processi di pace dal basso.

«Mi sono unito all’ultimo momento – spiega Alliaudi – tramite la Fondazione Pistoletto di Biella e il progetto Città dell’Arte, una realtà straordinaria che promuove l’arte come motore di sostenibilità e di pace preventiva. Da tempo sono tra gli ambasciatori del Terzo Paradiso, l’opera simbolica di Michelangelo Pistoletto che invita a immaginare un equilibrio nuovo tra natura, umanità e tecnologia».

Il gruppo è partito da Cracovia il 1 ottobre, raggiungendo Kiev con un treno notturno. Nella capitale ucraina gli attivisti hanno incontrato il nunzio apostolico della Santa Sede e diverse organizzazioni della società civile. «Kiev è una città straordinaria – racconta – ricostruita con coraggio, ma ancora segnata dal terrore dei bombardamenti. Quando siamo arrivati, i rifugi sotterranei erano pieni perché era in corso una campagna di bombardamenti, ma nonostante questo, la gente continua a vivere, a lavorare, a credere in un futuro di pace».

La missione è poi proseguita verso Kharkiv, a soli venti chilometri dal fronte. «Lì la guerra si sente tutta – dice Alliaudi –. Le strade sono vuote, vige il coprifuoco, e i cimiteri sono pieni di bandiere gialloblu che sventolano sulle tombe dei giovani caduti. Siamo stati anche all’università, un luogo immenso ora quasi deserto: molti studenti e docenti sono al fronte, ma il rettore ha tenuto a ricordarci che le aule sono rimaste chiuse soltanto per due settimane». Nonostante il dolore, infatti, non sono mancati momenti di grande umanità. «Alla Filarmonica di Kharkiv, chiusa da tempo, ci hanno accolto con un concerto d’organo meraviglioso. Un gesto che ci ha ricordato come la cultura e l’arte possano essere un ponte, una forma di resistenza alla violenza».

Durante il viaggio di ritorno, il treno della missione è rimasto coinvolto nell’attacco aereo che ha colpito la città di Leopoli. «Le esplosioni sono avvenute vicino a noi. Anche se l’attacco è durato poco, sono state ore di paura. Il treno è rimasto fermo per molto tempo, ma poi siamo riusciti a ripartire e a raggiungere la Polonia».

Ora Alliaudi è tornato a casa, ma il pensiero resta in Ucraina. «La resistenza non è solo questione di armi o diplomazia – sottolinea –. È soprattutto un sentimento popolare che porta gli ucraini a continuare a vivere, a organizzarsi, a credere nella giustizia. La società civile non può restare a guardare: deve esserci, ora più che mai».

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Immagine di Luca Galuppini

Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Il novarese Alessandro Alliaudi sotto i bombardamenti in Ucraina: «Eravamo sul treno durante l’attacco a Leopoli»

La testimonianza dell’attivista in missione con il Movimento Europei di Azione Non Violenta

«Era la cosa giusta da fare, in un momento come questo». Così Alessandro Alliaudi, novarese, racconta la sua recente partecipazione alla missione di diplomazia civile in Ucraina organizzata dal Movimento Europeo di Azione Non Violenta (Mean), che si è svolta dall’1 al 5 ottobre. Una missione resa ancora più drammatica dall’attacco russo che ha colpito la città di Leopoli mentre il treno dei 110 attivisti italiani, tra cui Alliaudi, faceva ritorno verso il confine polacco.

L’iniziativa, giunta alla quattordicesima edizione, riunisce da anni decine di associazioni italiane – tra cui Azione Cattolica, Acli, ANCI, MoVI, Agesci, Base Italia, Fondazione Gariwo e molte altre – con l’obiettivo di creare legami concreti tra la società civile europea e quella ucraina, chiedendo all’Unione Europea di istituire i Corpi Civili di Pace: gruppi di cittadini formati per intervenire in contesti di conflitto e sostenere processi di pace dal basso.

«Mi sono unito all’ultimo momento – spiega Alliaudi – tramite la Fondazione Pistoletto di Biella e il progetto Città dell’Arte, una realtà straordinaria che promuove l’arte come motore di sostenibilità e di pace preventiva. Da tempo sono tra gli ambasciatori del Terzo Paradiso, l’opera simbolica di Michelangelo Pistoletto che invita a immaginare un equilibrio nuovo tra natura, umanità e tecnologia».

Il gruppo è partito da Cracovia il 1 ottobre, raggiungendo Kiev con un treno notturno. Nella capitale ucraina gli attivisti hanno incontrato il nunzio apostolico della Santa Sede e diverse organizzazioni della società civile. «Kiev è una città straordinaria – racconta – ricostruita con coraggio, ma ancora segnata dal terrore dei bombardamenti. Quando siamo arrivati, i rifugi sotterranei erano pieni perché era in corso una campagna di bombardamenti, ma nonostante questo, la gente continua a vivere, a lavorare, a credere in un futuro di pace».

La missione è poi proseguita verso Kharkiv, a soli venti chilometri dal fronte. «Lì la guerra si sente tutta – dice Alliaudi –. Le strade sono vuote, vige il coprifuoco, e i cimiteri sono pieni di bandiere gialloblu che sventolano sulle tombe dei giovani caduti. Siamo stati anche all’università, un luogo immenso ora quasi deserto: molti studenti e docenti sono al fronte, ma il rettore ha tenuto a ricordarci che le aule sono rimaste chiuse soltanto per due settimane». Nonostante il dolore, infatti, non sono mancati momenti di grande umanità. «Alla Filarmonica di Kharkiv, chiusa da tempo, ci hanno accolto con un concerto d’organo meraviglioso. Un gesto che ci ha ricordato come la cultura e l’arte possano essere un ponte, una forma di resistenza alla violenza».

Durante il viaggio di ritorno, il treno della missione è rimasto coinvolto nell’attacco aereo che ha colpito la città di Leopoli. «Le esplosioni sono avvenute vicino a noi. Anche se l’attacco è durato poco, sono state ore di paura. Il treno è rimasto fermo per molto tempo, ma poi siamo riusciti a ripartire e a raggiungere la Polonia».

Ora Alliaudi è tornato a casa, ma il pensiero resta in Ucraina. «La resistenza non è solo questione di armi o diplomazia – sottolinea –. È soprattutto un sentimento popolare che porta gli ucraini a continuare a vivere, a organizzarsi, a credere nella giustizia. La società civile non può restare a guardare: deve esserci, ora più che mai».

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.