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Il 25 Aprile di Novara, Canelli: «Sarà una base per poter ricominciare»

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Un 25 Aprile decisamente anomalo, ma che quest’anno presenta diverse analogie con il passato. Lo ha ricordato il sindaco Alessandro Canelli nel breve messaggio al termine della cerimonia tenutasi forzatamente senza la presenza di pubblico questa mattina nel cortile del Broletto davanti alla stele che ricorda i partigiani caduti.

«Pur nelle differenze storiche – ha sottolineato il primo cittadino – allora come oggi era in corso una guerra contro un nemico visibile, oggi purtroppo contro uno invisibile, che sta facendo danni contro una popolazione soprattutto anziana. Lo spirito di sacrifico di quegli anni li stiamo vivendo oggi con gesti di eroismo e solidarietà. La volontà, allora, subito dopo la Liberazione, era di ricostruire un Paese; così si sta cominciando a pensare come ripartire, su nuove basi solide dal punto di vista sanitario, sociale, economico».

 

 

Per Canelli il grande senso di comunità che ha caratterizzato quell’epoca e che si sta percependo oggi «sarà una base per poter ricominciare. Un tema mi sta particolarmente a cuore: fare in modo che le conseguenze di questa tragedia sanitaria, così come quella miliare di settantacinque anni fa, non allarghino quella forbice tra chi sta bene e chi no. Lo sforzo più grande sarà quello di fare in modo che certi disagi non durino. Ripartire e fare in modo che il maggior numero di persone nel minor tempo possibile superino le difficoltà. Con un ultimo pensiero a chi in questa tragedia ha perso parenti e tutti il personale sanitario impegnato. Con grande spirito di unità ne usciremo insieme».

Prima del sindaco ha preso la parola Michela Cella dell’Anpi novarese, ricordando che l’associazione dei partigiani «sta cercando in tutti i modi dove è presente in Italia di dare un segno in un momento così difficile. Da un lato c’è la voglia di celebrare questa ricorrenza, ma è inevitabile non pensare a quello che sta accadendo intorno a noi. Il nostro senso di responsabilità dovrà essere sempre maggiore».

«Siamo distanti ma ci sentiamo più uniti e percepiamo che quando avremo la possibilità di tornare a fare le cose insieme forse saremo più forti. E il nostro popolo riuscirà a dimostrare come nelle situazioni più difficili come quelle che ci sono state negli anni della barbarie nazi-fasciste. C’è stata solidarietà popolare, che ha portato tutti ad unirsi per raggiungere un obiettivo comune, spinti dall’ideale della democrazia e della libertà».

Un 25 aprile non solo per «commemorare un fatto storico, ma che sia come sempre una giornata non solo simbolica ma che ci richiami a un impegno quotidiano perché mai come adesso ne abbiamo bisogno».

 

 

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