Guanti antitaglio e scudi antisommossa per il carcere. Ma dei detenuti meglio non parlare. Il sottosegretario Delmastro in visita a Novara

Il sottosegretario alla Giustizia annuncia l’arrivo (a giorni) di un direttore e un comandante titolari, promette rivoluzioni edilizie future. Su Report: «Non ho guardato, ero con gli alpini a Biella»

Che ci sia un problema nelle carceri italiane è noto. Che si stia affrontando con guanti antitaglio, scudi antisommossa e citazioni selettive dell’articolo 27 della Costituzione è ormai una certezza. Lo ha ribadito oggi, 12 maggio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, in visita al carcere di Novara, durante il punto stampa che, più che un bilancio istituzionale, è sembrato una celebrazione di se stesso in uniforme retorica d’ordinanza.

Dopo anni di silenzi e incarichi a scavalco, l’unica notizia concreta è stata l’annuncio dell’arrivo «a giorni» di un direttore e un comandante titolari per l’istituto novarese. Una svolta epocale, secondo Delmastro, che ha definito la mancanza di ruoli stabili «uno dei più gravi problemi ereditati» e che «a luglio sarà risolto per sempre per la prima volta nella storia della Repubblica italiana».

Per il resto, il tono è quello a cui il sottosegretario ci ha abituati: linea dura, orgoglio d’ordinanza, avversione dichiarata per gli «scienziati», così ha definito i suoi predecessori, e un’ossessione numerica degna del ragioniere di un corpo speciale. «Abbiamo finanziato 10.250 assunzioni, distribuito 20.000 guanti antitaglio, 10.250 scudi antisommossa e altrettanti 8500 in distribuzione per affrontare eventuali emergenze in situazioni critiche; abbiamo stanziato 250 milioni di risorse più il commissario straordinario per affrontare il problema dei problemi, cioè il sovraffollamento carcerario; abbiamo istituito il reato di rivolta in istituto penitenziario con pene draconiane per chi si permette, pur privato della libertà, di causare decine e decine di milioni di euro di danni ai nostri istituti, aggredendo centinaia e centinaia di forze dell’ordine» ha scandito Delmastro, con la foga di chi affronta una sommossa ogni volta che accende un microfono.

E se qualcuno avesse pensato di chiedergli della salute mentale in carcere, dell’accesso alle cure, della carenza di mediatori culturali o del problema della psichiatria penitenziaria, la risposta è stata: «Non ho la delega ai detenuti». Il sottosegretario alla Giustizia che si chiama fuori da tutto ciò che riguarda chi la giustizia la sconta.

Quanto all’istituto novarese, Delmastro ha lodato la tenuta della struttura («regge bene rispetto ad altre») e preannunciato «una piccola rivoluzione edilizia» di cui, però, «non si può ancora parlare. Ci rivediamo a dicembre».

Non è mancata la stoccata alla trasmissione televisiva Report, colpevole, secondo il sottosegretario di aver raccontato ieri sera il caso dello sparo di Capodanno a Rosazza. «Ieri la tv l’ho lasciata guardare a lei – rivolgendosi al giornalista che gli ha fatto la domanda – io ero con le penne nere a Biella, tra gli alpini e la vera Italia che sorride». Sulle indagini e i contenuti giornalistici, nulla da dire. «Nessun contenuto concreto» ha liquidato.

Sul tragico episodio di Milano – dove un detenuto in permesso lavorativo ha accoltellato un collega, ne ha uccisa un’altra prima di togliersi la vita buttandosi dal Duomo di Milano – ha chiarito che no, «non è colpa del
dipartimento dell’amministrazione penitenziaria né di Andrea Delmastro» se è uscito. «Chi ha fatto quella scelta ha clamorosamente sbagliato».

Infine, l’epopea della rieducazione. Tema a lui imputato come «trascurato» da chi – parole sue – «andava al Maurizio Costanzo Show a parlare dell’articolo 27» ma «io l’articolo 27 lo conosco. Sono laureato in giurisprudenza», ha assicurato con tono sferzante. Solo che invece di citarlo in tv, preferisce «saturare la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici». E guai a chi lo accusa di insensibilità: quelli, dice, «sono discorsi da salotto o peggio da ztl: è un’altra Italia quella lì e mi pare che gli italiani abbiano già deciso chi non deve più governare».

Piccola nota di colore: nel suo entourage novarese, Delmastro era accompagnato da varie figure istituzionali locali, tra cui la consigliera regionale Daniela Cameroni, che però è stata chiamata più volte Marina. Forse un lapsus o un invito diplomatico all’assente assessora regionale Chiarelli?

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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Guanti antitaglio e scudi antisommossa per il carcere. Ma dei detenuti meglio non parlare. Il sottosegretario Delmastro in visita a Novara

Il sottosegretario alla Giustizia annuncia l’arrivo (a giorni) di un direttore e un comandante titolari, promette rivoluzioni edilizie future. Su Report: «Non ho guardato, ero con gli alpini a Biella»

Che ci sia un problema nelle carceri italiane è noto. Che si stia affrontando con guanti antitaglio, scudi antisommossa e citazioni selettive dell’articolo 27 della Costituzione è ormai una certezza. Lo ha ribadito oggi, 12 maggio, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, in visita al carcere di Novara, durante il punto stampa che, più che un bilancio istituzionale, è sembrato una celebrazione di se stesso in uniforme retorica d’ordinanza.

Dopo anni di silenzi e incarichi a scavalco, l’unica notizia concreta è stata l’annuncio dell’arrivo «a giorni» di un direttore e un comandante titolari per l’istituto novarese. Una svolta epocale, secondo Delmastro, che ha definito la mancanza di ruoli stabili «uno dei più gravi problemi ereditati» e che «a luglio sarà risolto per sempre per la prima volta nella storia della Repubblica italiana».

Per il resto, il tono è quello a cui il sottosegretario ci ha abituati: linea dura, orgoglio d’ordinanza, avversione dichiarata per gli «scienziati», così ha definito i suoi predecessori, e un’ossessione numerica degna del ragioniere di un corpo speciale. «Abbiamo finanziato 10.250 assunzioni, distribuito 20.000 guanti antitaglio, 10.250 scudi antisommossa e altrettanti 8500 in distribuzione per affrontare eventuali emergenze in situazioni critiche; abbiamo stanziato 250 milioni di risorse più il commissario straordinario per affrontare il problema dei problemi, cioè il sovraffollamento carcerario; abbiamo istituito il reato di rivolta in istituto penitenziario con pene draconiane per chi si permette, pur privato della libertà, di causare decine e decine di milioni di euro di danni ai nostri istituti, aggredendo centinaia e centinaia di forze dell’ordine» ha scandito Delmastro, con la foga di chi affronta una sommossa ogni volta che accende un microfono.

E se qualcuno avesse pensato di chiedergli della salute mentale in carcere, dell’accesso alle cure, della carenza di mediatori culturali o del problema della psichiatria penitenziaria, la risposta è stata: «Non ho la delega ai detenuti». Il sottosegretario alla Giustizia che si chiama fuori da tutto ciò che riguarda chi la giustizia la sconta.

Quanto all’istituto novarese, Delmastro ha lodato la tenuta della struttura («regge bene rispetto ad altre») e preannunciato «una piccola rivoluzione edilizia» di cui, però, «non si può ancora parlare. Ci rivediamo a dicembre».

Non è mancata la stoccata alla trasmissione televisiva Report, colpevole, secondo il sottosegretario di aver raccontato ieri sera il caso dello sparo di Capodanno a Rosazza. «Ieri la tv l’ho lasciata guardare a lei – rivolgendosi al giornalista che gli ha fatto la domanda – io ero con le penne nere a Biella, tra gli alpini e la vera Italia che sorride». Sulle indagini e i contenuti giornalistici, nulla da dire. «Nessun contenuto concreto» ha liquidato.

Sul tragico episodio di Milano – dove un detenuto in permesso lavorativo ha accoltellato un collega, ne ha uccisa un’altra prima di togliersi la vita buttandosi dal Duomo di Milano – ha chiarito che no, «non è colpa del
dipartimento dell’amministrazione penitenziaria né di Andrea Delmastro» se è uscito. «Chi ha fatto quella scelta ha clamorosamente sbagliato».

Infine, l’epopea della rieducazione. Tema a lui imputato come «trascurato» da chi – parole sue – «andava al Maurizio Costanzo Show a parlare dell’articolo 27» ma «io l’articolo 27 lo conosco. Sono laureato in giurisprudenza», ha assicurato con tono sferzante. Solo che invece di citarlo in tv, preferisce «saturare la pianta organica dei funzionari giuridico-pedagogici». E guai a chi lo accusa di insensibilità: quelli, dice, «sono discorsi da salotto o peggio da ztl: è un’altra Italia quella lì e mi pare che gli italiani abbiano già deciso chi non deve più governare».

Piccola nota di colore: nel suo entourage novarese, Delmastro era accompagnato da varie figure istituzionali locali, tra cui la consigliera regionale Daniela Cameroni, che però è stata chiamata più volte Marina. Forse un lapsus o un invito diplomatico all’assente assessora regionale Chiarelli?

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore