Gli ibis colonizzano Novara, scatta il piano di contenimento

Tra guano, carcasse e alberi spezzati, i parchi diventano colonie. Comune e Provincia in azione

Novara si trova al centro di un fenomeno che, fino a qualche anno fa, sarebbe sembrato impensabile: un’invasione di ibis sacri, uccelli originari delle zone umide africane, in particolare dell’Egitto. Oggi nidificano tra i nostri alberi, trasformando i parchi delle aree urbane in colonie improvvisate. Le zone più colpite, al momento, sono il parco di via Bainsizza alla Bicocca e i giardini della sede distaccata del liceo Casorati, in via Camoletti.

Perché proprio lì? Gli ibis sono animali maestosi, con un’apertura alare che sfiora il metro e mezzo e per costruire i loro grandi nidi hanno bisogno di alberi molto alti e robusti, come quelli che caratterizzano queste aree verdi. Il problema è che, insieme allo spettacolo di questi uccelli esotici, arrivano conseguenze poco piacevoli: rami spezzati, cadute di uova e pulcini, sporcizia diffusa.

La presenza dell’ibis sacro a Novara non è un semplice incidente biologico, e nemmeno soltanto un problema di decoro urbano. È un segnale del cambiamento in atto: negli ultimi decenni, in Europa, il riscaldamento globale ha modificato habitat e rotte migratorie, favorendo l’espansione di specie alloctone in territori che prima non potevano ospitarle. L’ibis sacro, introdotto artificialmente in Francia negli anni ’80, ha trovato nei nostri climi sempre più miti un alleato per colonizzare pianure e zone umide italiane.

Questa invasione porta con sé una sfida complessa: come bilanciare la tutela di una specie con la salvaguardia della biodiversità locale e la sicurezza urbana? Gli ibis non hanno predatori naturali, competono con altre specie e, nel frattempo, creano problemi igienico-sanitari. «Quando è iniziata la moria dei pulcini, abbiamo chiuso le aree interessate in attesa degli esiti necroscopici – ha spiegato Elisabetta Franzoni, assessora all’Ambiente – perché temevamo fosse l’esito di alcuni avvelenamenti, ma questa si è rivelata solo una fake news. Le analisi dell’Istituto Zooprofilattico hanno escluso qualsiasi tossicità».

Nonostante questo, la situazione resta delicata, dal momento che i pulli, già di dimensioni notevoli, cadono dai nidi perché non sono in grado di volare e finiscono a terra senza scampo. «Per questo abbiamo incaricato Assa ad effettuare interventi straordinari di pulizia per rimuovere sia il guano che le carcasse» ha spiegato Franzoni che ha aggiunto: «Il Comune è attentissimo all’emergenza e sta effettuando un monitoraggio costante, continuo e massiccio nel pieno rispetto della normativa ma anche negli interessi della salute e della sicurezza pubblica».

Per l’emergenza si è attivata anche la Provincia di Novara che ha subito chiesto ad ISPRA un parere sul piano di contenimento, come ha confermato il consigliere provinciale Giuseppe Maio: «ISPRA ha già dato il via libera a un piano di contenimento in cui non si parla di abbattimenti indiscriminati, ma di metodi selettivi e a basso impatto, come l’oliatura delle uova e l’utilizzo di gabbie per cercare di limitare la riproduzione e ridurre la pressione sulla biodiversità». Le operazioni verranno effettuate da incaricati della provincia entro la fine dell’estate, mentre il Parco del Ticino inizierà le prime operazioni già nelle prossime ore grazie a un contributo di oltre 60.000 euro per la gestione dell’emergenza.

Un compito che, però, non si risolverà in pochi giorni: «Parliamo di migliaia di esemplari», ha sottolineato Maio che ha aggiunto «in questo momento stiamo cercando di prendere tutte le precauzioni per tutelare la biodiversità minacciata dall’ibis e posso dire che tutti gli enti si sono mossi nella maniera più corretta possibile». Nel frattempo, studenti e residenti dovranno convivere con questa presenza ingombrante, simbolo di come i cambiamenti climatici, uniti alle introduzioni artificiali di specie, stiano riscrivendo la mappa della fauna europea. Non è più solo una questione di uccelli nei parchi: è il segnale che l’equilibrio tra uomo, natura e città è più fragile che mai.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.

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Gli ibis colonizzano Novara, scatta il piano di contenimento

Tra guano, carcasse e alberi spezzati, i parchi diventano colonie. Comune e Provincia in azione

Novara si trova al centro di un fenomeno che, fino a qualche anno fa, sarebbe sembrato impensabile: un’invasione di ibis sacri, uccelli originari delle zone umide africane, in particolare dell’Egitto. Oggi nidificano tra i nostri alberi, trasformando i parchi delle aree urbane in colonie improvvisate. Le zone più colpite, al momento, sono il parco di via Bainsizza alla Bicocca e i giardini della sede distaccata del liceo Casorati, in via Camoletti.

Perché proprio lì? Gli ibis sono animali maestosi, con un’apertura alare che sfiora il metro e mezzo e per costruire i loro grandi nidi hanno bisogno di alberi molto alti e robusti, come quelli che caratterizzano queste aree verdi. Il problema è che, insieme allo spettacolo di questi uccelli esotici, arrivano conseguenze poco piacevoli: rami spezzati, cadute di uova e pulcini, sporcizia diffusa.

La presenza dell’ibis sacro a Novara non è un semplice incidente biologico, e nemmeno soltanto un problema di decoro urbano. È un segnale del cambiamento in atto: negli ultimi decenni, in Europa, il riscaldamento globale ha modificato habitat e rotte migratorie, favorendo l’espansione di specie alloctone in territori che prima non potevano ospitarle. L’ibis sacro, introdotto artificialmente in Francia negli anni ’80, ha trovato nei nostri climi sempre più miti un alleato per colonizzare pianure e zone umide italiane.

Questa invasione porta con sé una sfida complessa: come bilanciare la tutela di una specie con la salvaguardia della biodiversità locale e la sicurezza urbana? Gli ibis non hanno predatori naturali, competono con altre specie e, nel frattempo, creano problemi igienico-sanitari. «Quando è iniziata la moria dei pulcini, abbiamo chiuso le aree interessate in attesa degli esiti necroscopici – ha spiegato Elisabetta Franzoni, assessora all’Ambiente – perché temevamo fosse l’esito di alcuni avvelenamenti, ma questa si è rivelata solo una fake news. Le analisi dell’Istituto Zooprofilattico hanno escluso qualsiasi tossicità».

Nonostante questo, la situazione resta delicata, dal momento che i pulli, già di dimensioni notevoli, cadono dai nidi perché non sono in grado di volare e finiscono a terra senza scampo. «Per questo abbiamo incaricato Assa ad effettuare interventi straordinari di pulizia per rimuovere sia il guano che le carcasse» ha spiegato Franzoni che ha aggiunto: «Il Comune è attentissimo all’emergenza e sta effettuando un monitoraggio costante, continuo e massiccio nel pieno rispetto della normativa ma anche negli interessi della salute e della sicurezza pubblica».

Per l’emergenza si è attivata anche la Provincia di Novara che ha subito chiesto ad ISPRA un parere sul piano di contenimento, come ha confermato il consigliere provinciale Giuseppe Maio: «ISPRA ha già dato il via libera a un piano di contenimento in cui non si parla di abbattimenti indiscriminati, ma di metodi selettivi e a basso impatto, come l’oliatura delle uova e l’utilizzo di gabbie per cercare di limitare la riproduzione e ridurre la pressione sulla biodiversità». Le operazioni verranno effettuate da incaricati della provincia entro la fine dell’estate, mentre il Parco del Ticino inizierà le prime operazioni già nelle prossime ore grazie a un contributo di oltre 60.000 euro per la gestione dell’emergenza.

Un compito che, però, non si risolverà in pochi giorni: «Parliamo di migliaia di esemplari», ha sottolineato Maio che ha aggiunto «in questo momento stiamo cercando di prendere tutte le precauzioni per tutelare la biodiversità minacciata dall’ibis e posso dire che tutti gli enti si sono mossi nella maniera più corretta possibile». Nel frattempo, studenti e residenti dovranno convivere con questa presenza ingombrante, simbolo di come i cambiamenti climatici, uniti alle introduzioni artificiali di specie, stiano riscrivendo la mappa della fauna europea. Non è più solo una questione di uccelli nei parchi: è il segnale che l’equilibrio tra uomo, natura e città è più fragile che mai.

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Luca Galuppini

24 anni, laureato con lode in Politics, Philosophy and Public Affairs presso l'Università degli Studi di Milano, lavora come addetto stampa.