La commissione consiliare sulla Fondazione Castello, convocata per discutere il Piano di valorizzazione, ha preso rapidamente una piega politica. E la rottura è arrivata quando il capogruppo del Pd, Nicola Fonzo, ha puntato il dito contro Paola Turchelli, collaboratrice della Fondazione, ex compagna di partito del capogruppo dem, e già assessora alla Cultura nella giunta Ballarè, proprio nel mandato in cui Fonzo era vicesindaco.
Un passaggio che ha irrigidito l’intero clima della seduta. «Quanto costa Turchelli alla Fondazione? E quali finanziamenti ha portato?» ha chiesto Fonzo, aprendo un attacco frontale che ha immediatamente polarizzato il dibattito. Nulla di nuovo nel merito – già in passato il consiglieri dem avevano sollevato il tema – ma questa volta, intrecciato al Piano che sottolinea l’assenza della figura di un direttore della Fondazione, il confronto ha assunto una dimensione politica evidente.
La presidente Maurizia Rebola ha replicato punto per punto: «Turchelli ha un contratto da 18 mila euro annui. Non si occupa solo di fundraising, ma anche di programmazione culturale. Le viene riconosciuta una percentuale sui fondi raccolti: i 30 mila euro di Fondazione Comoli Ferrari sono frutto del suo lavoro, così come altri30 mila euro da Fondazione Comunità Novarese. Sta seguendo anche Banca d’Alba per un sostegno da 10 mila euro, oltre ad latri mila per specifiche attività culturali».
Un elenco che per Fonzo non basta a giustificare la scelta: «Forse quei 18 mila euro avrebbero potuto essere la base per un direttore vero e proprio» ha replicato. Poi ha affondato il secondo colpo sulla presunta «incompatibilità» di Turchelli, pensionata del ministero dell’Istruzione, con incarichi in un ente a prevalente partecipazione pubblica, la Fondazione Castello appunto. «Sono ruoli compatibili? A me risulta di no» ha affermato.
Il capogruppo ha anche richiamato una questione di «inopportunità»: Turchelli è la referente del Circolo dei lettori di Novara, inquilino stabile del castello con un affitto annuo di 12 mila euro. «Chi è ospite fisso del castello ha anche un incarico dal castello stesso. Questo non è un conflitto di interessi?» ha sottolineato.
Turchelli è stata difesa senza indugio dalla presidente Rebola: «Se avessi ravvisato un qualche tipo di incompatibilità, non avrei firmato il contratto».
Sul piano tecnico è intervenuto il dirigente comunale del settore Cultura, Davide Zanino, precisando che la normativa sull’incompatibilità «si applica ai ruoli direttivi, e questo non lo è». Ma Fonzo non si è detto soddisfatto. Ha chiesto a Zanino una risposta scritta che chiarisca i presupposti normativi dell’assenza di incompatibilità. Una mossa formale che indica che la partita politica non è chiusa qui.
La commissione è poi tornata al Piano di valorizzazione, seppur con altre tensioni, ma il passaggio su Turchelli ha lasciato il segno. Perché sembra riaprire una frattura antica tra due figure che hanno condiviso la stessa stagione amministrativa, e perché mette in discussione, un’altra volta, il modello di governance scelto per il castello.
La commissione è poi tornata al Piano di valorizzazione, pur tra ulteriori tensioni, ma il passaggio su Turchelli ha segnato la seduta. Perché sembra riportare in superficie una frattura antica tra due protagonisti della stessa stagione amministrativa e, soprattutto, rimette in discussione – ancora una volta, da parte dell’opposizione – il modello di governance scelto per il castello.







