Mentre sono partiti questa mattina sul personale in servizio all’azienda ospedaliera di Novara, i test sierologici sono stati autorizzati anche per i singoli cittadini del Piemonte. A renderlo noto il consigliere regionale Domenico Rossi. «E’ quanto stabilisce una nota della Regione – dice Rossi, vicepresidente della Commissione Sanità – che oggi l’assessore Icardi ha reso pubblica rispondendo in consiglio regionale. Dal 4 maggio anche i singoli cittadini potranno effettuare i test sierologici all’interno di laboratori privati. I test dovranno essere quelli approvati dal Ministero della Salute e avranno solo valore epidemiologico poiché ad oggi non possono sostituire i tamponi per la funzionalità diagnostica».
Un argomento, quello dei test, decisamente complesso sul quale occorre fare chiarezza anche per fugare ogni dubbio in chi pensasse che questi possano in qualche modo garantire una sorta di “libertà individuale” o di “lasciapassare”.
Il test sierologico, ricordano anche dall’ospedale Maggiore, «non rileva la presenza del virus Sars-Cov-2 e quindi non influisce sulle misure preventive che devono comunque essere mantenute dagli operatori sanitari per evitare di ricevere o trasmettere il contagio. In sostanza non è la patente di immunità».
In realtà, tra i “non addetti ai lavori”, c’è ancora molta confusione su quella che è la finalità, e il risultato, di un tampone e quella che invece è la finalità e il risultato di un test sierologico. Innanzitutto, per il tampone, lo scopo è puramente diagnostico, ovvero appurare la presenza o meno del virus. «E’ una fotografia istantanea» spiega la professoressa Marisa Gariglio dell’Upo e quindi, come tale, rileva la situazione che c’è in quel preciso momento: presenza o assenza di virus, pur con una serie di variabili. Il test sierologico di contro ha invece scopo epidemiologico.
«Il test – spiega il professor Umberto Dianzani, direttore del Dipartimento interaziendale funzionale medicina dei laboratori e coordinatore dei laboratori regionali Covid – identifica le persone venute in contatto con il virus, che si rileva dalla presenza di anticorpi IgG».
E anche qui occorre fare una precisazione. «Le IgM – dice Dianzani – sono la prima risposta anticorpale del nostro organismo quando vede il virus; in genere, ma non per tutti gli agenti patogeni, cambiano e diventano Igg e Iga, che sono anticorpi molto più sofisticati che segnalano l’acquisizione di una memoria immunologica, che per certi antigeni dura tutta la vita mentre per altri dura un tempo più limitato. Le Iga sono anticorpi presenti nel tratto respiratorio e sono quelli davvero protettivi nei confronti dell’infezione. Al momento quelle più facili da cercare sono le IgG. La presenza di IgG e IgA indica la presenza di acquisizione di immunità, ma non si sa ancora quanto questa immunità sia efficace e valida, in quanto non si sa se questi anticorpi sono neutralizzanti (quelli che riconoscono alcune molecole più importanti del virus), cioè possono prevenire l’infezione; la domanda dunque è: sono anticorpi o super anticorpi? Noi vorremmo i super anticorpi».
E per quanto riguarda la finalità dello screening avviato sui dipendenti del Maggiore: «I risultati dello screening servono per avere un’idea di quanto personale sanitario si è contagiato e capire quali sono le mansioni più a rischio e i reparti a rischio. Con questo dato sarà possibile riaggiustare il tiro».
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