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Centri estivi: cresce la richiesta ma mancano risorse. La minoranza: «Usate l’avanzo»

Il punto della situazione illustrato in Commissione dall'assessore Negri. Il numero delle adesioni ha già battuto quello di dodici mesi fa, quando era già stata superata la cifra toccata nel 2019, ultimo anno pre Covid. Non ancora certo il contributo ministeriale

Scadono oggi, venerdì 5 maggio, i termini per le adesioni ai centri estivi. A mercoledì sera le domande pervenute in Comune sono state 433, numero che ha già infranto – e non di poco – il tetto delle 392 di dodici mesi fa, quando era già stata superata la cifra di 360 toccata nel 2019, ultimo anno pre Covid. Sul fronte economico, invece, note meno liete. Per l’assessore all’Istruzione Gulia Negri, che ieri mattina – giovedì 4 maggio – in Commissione (ai lavori erano presenti anche due altri esponenti della giunta, Luca Piantanida e Teresa Armienti, rispettivamente uscente ed entrante alle Politiche sociali) ha presentato i primi “numeri” dell’iniziativa, «a bilancio abbiamo 240 mila euro (i centri estivi erano costati 190 mila euro nel ’19, 272 lo scorso anno, mentre oggi si prevede una spesa di 350 mila, ndr), ma al momento non sappiamo ancora se riusciremo a ottenere dal Dipartimento delle politiche per la famiglia il contributo di 100 mila. In caso contrario dovremo vedere di arrangiarci da soli». Un’ipotesi rivelatasi un assist per le minoranze: «Avete 11 milioni di avanzo libero. Usate quello».


Qualche altro dato. Quasi identico (37 contro i 39 del 2022) il numero dei ragazzi disabili o con fragilità. Anche per questo uno degli obiettivi, sempre per Negri, sarebbe quello di cambiare la sede, lasciando la “Collodi” forse per una più capiente “Bottacchi”. Confermiamo che il regolamento riserva la priorità per i bambini con entrambi i genitori che lavorano, successivamente ai single che lavorano e poi a quelli in smart working. In ogni caso i disabili e i soggetti fragili saranno tutti accolti». Ma bisognerà fare i conti anche con il numero degli educatori. Qui il rapporto è di un addetto ogni dieci bambini per l’infanzia e di uno a quindici per la primaria, ma ce ne vuole uno per ogni bimbo disabile. In “soldoni” Palazzo Cabrino prevede che servano più di settanta, ai quali agiungere una dozzina per il personale di bidelleria.


Nel corso del dibattito Piergiacomo Baroni (Demos) ha evidenziato come si parli sempre di bambini con genitori che lavorano e di soggetti con problemi di disabilità, «ma occorrerebbe garantire anche un particolare servizio educativo anche a una fascia che risiede in quartieri popolari». Il tema ha poi finito per spostarsi anche sull’offerta alternativa, quella rappresentata dalle iniziative contemporaneamente promosse da parrocchie e associazioni sportive, dove però non è prevista questa particolare assistenza. Dai banchi del Pd a turno Nicola Fonzo, Rossano Pirovano ed Emanuela Allegra hanno auspicato che «il Comune faccia un ulteriore sforzo per quei soggetti maggiormente in difficoltà. I soldi ci sono».


Sul versante della maggioranza l’unico intervento significativo è stato quello di Tiziana Napoli. L’esponente di Forza Novara, che da tempo sta sostenendo progetti riguardanti le arti performative, ha ipotizzato lo studio di un nuovo format da applicare agli stessi centri estivi.

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Luca Mattioli

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