«Cannavacciuolo si sbrighi e sia chiaro, bar chiuso brutta immagine»

Il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, parla del bistrot chiuso ormai da un mese e mezzo. I locali sono di proprietà dell'ente

Cannavacciuolo si sbrighi e sia chiaro su ciò che vuol fare perché così non si può andare avanti ancora molto. Severo ma giusto, quanto basta verrebbe da dire, il richiamo che il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, fa nei confronti del gruppo guidato dallo chef tre volte stella Michelin a ormai un mese e mezzo dalla chiusura del bistrot di piazza Martiri. In un primo momento un avviso su una delle vetrine parlava di pausa invernale, ma con il passare delle settimane questa motivazione è apparsa sempre più debole. La scorsa settimana l’azienda, interpellata da La Voce, aveva parlato di «valutazioni su un eventuale cambio di format/offerta del locale».

«Comunicazioni ufficiali non ne abbiamo ricevute, ma ce le aspettiamo perchè il gruppo faccia in breve tempo una scelta chiara sul futuro del bistrot: non è più possibile passare davanti a quello che è “il salotto di Novara” e vederlo chiuso, è una brutta immagine – afferma Ravanelli -. Di questa situazione di stallo ne risente anche il Teatro, in piena stagione ma ormai da più di un mese senza il servizio bar».

A Novara la situazione è nota. Il gruppo Cannavacciuolo con la Fondazione Teatro Coccia ha stipulato una convenzione nel 2014 – della durata di 9 anni – a fronte dell’assegnazione del bando per la gestione dei locali. Convenzione che è stata da poco rinnovata, a novembre dello scorso anno, valida fino al 2032 e che prevede il versamento da parte del gruppo di un canone di affitto complessivo di 378 mila euro (3500 euro al mese): un cifra che poteva essere considerata low cost considerati i 600 metri quadrati su quattro livelli ma che, al momento della stipula, aveva tenuto conto del milione di euro che l’azienda avrebbe investito per la ristrutturazione dell’immobile.

Che cosa si aspetta, dunque, la Fondazione? «Non so cosa il gruppo stia pensando esattamente – aggiunge il presidente -. La cessione a terzi è un’ipotesi, ma comunque non ancora confermata. In ogni caso, qualunque sia la decisione, auspico che venga presa in fretta. È vero che la Fondazione non ha mai smesso di ricevere l’affitto, ma il tema è un altro: noi vogliamo che tutto il complesso del Teatro venga valorizzato, spazi del bar compresi».

La vicenda in città è ormai tra i principali argomenti di discussione e la notizia di una eventuale chiusura definitiva ha fatto il giro d’Italia in pochi giorni, tanto che alcune riviste di settore ma anche altre testate on line e siti di informazione hanno rilanciato le dichiarazioni dell’azienda.

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Cecilia Colli

Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

2 risposte

  1. Ci si preoccupa del bar di Cannavacciuolo ma non del bar alla Stazione che manca da 5/6 anni vero? Ed il primo cittadino si preoccupa di mettere le lumache in piazza della stazione…ma vergognatevi

  2. Ha aperto sabato scorso ad Asti un bellissimo locale. Questo significa che Novara a lui non interessa!!! Cosa vuole questo personaggio e’ come un bambino viziato, gli piace fare i “capricci”non aggiungo altro altrimenti………

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«Cannavacciuolo si sbrighi e sia chiaro, bar chiuso brutta immagine»

Il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, parla del bistrot chiuso ormai da un mese e mezzo. I locali sono di proprietà dell’ente

Cannavacciuolo si sbrighi e sia chiaro su ciò che vuol fare perché così non si può andare avanti ancora molto. Severo ma giusto, quanto basta verrebbe da dire, il richiamo che il presidente della Fondazione Teatro Coccia, Fabio Ravanelli, fa nei confronti del gruppo guidato dallo chef tre volte stella Michelin a ormai un mese e mezzo dalla chiusura del bistrot di piazza Martiri. In un primo momento un avviso su una delle vetrine parlava di pausa invernale, ma con il passare delle settimane questa motivazione è apparsa sempre più debole. La scorsa settimana l'azienda, interpellata da La Voce, aveva parlato di «valutazioni su un eventuale cambio di format/offerta del locale».

«Comunicazioni ufficiali non ne abbiamo ricevute, ma ce le aspettiamo perchè il gruppo faccia in breve tempo una scelta chiara sul futuro del bistrot: non è più possibile passare davanti a quello che è “il salotto di Novara” e vederlo chiuso, è una brutta immagine – afferma Ravanelli -. Di questa situazione di stallo ne risente anche il Teatro, in piena stagione ma ormai da più di un mese senza il servizio bar».

A Novara la situazione è nota. Il gruppo Cannavacciuolo con la Fondazione Teatro Coccia ha stipulato una convenzione nel 2014 - della durata di 9 anni - a fronte dell’assegnazione del bando per la gestione dei locali. Convenzione che è stata da poco rinnovata, a novembre dello scorso anno, valida fino al 2032 e che prevede il versamento da parte del gruppo di un canone di affitto complessivo di 378 mila euro (3500 euro al mese): un cifra che poteva essere considerata low cost considerati i 600 metri quadrati su quattro livelli ma che, al momento della stipula, aveva tenuto conto del milione di euro che l’azienda avrebbe investito per la ristrutturazione dell'immobile.

Che cosa si aspetta, dunque, la Fondazione? «Non so cosa il gruppo stia pensando esattamente – aggiunge il presidente -. La cessione a terzi è un’ipotesi, ma comunque non ancora confermata. In ogni caso, qualunque sia la decisione, auspico che venga presa in fretta. È vero che la Fondazione non ha mai smesso di ricevere l’affitto, ma il tema è un altro: noi vogliamo che tutto il complesso del Teatro venga valorizzato, spazi del bar compresi».

La vicenda in città è ormai tra i principali argomenti di discussione e la notizia di una eventuale chiusura definitiva ha fatto il giro d’Italia in pochi giorni, tanto che alcune riviste di settore ma anche altre testate on line e siti di informazione hanno rilanciato le dichiarazioni dell’azienda.

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Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore