Una piaga sociale che non sembra arrestarsi quella del gioco d’azzardo patologico che in Piemonte ha registrato – secondo uno studio dell’Università Bocconi – un +40% nell’ultimo anno. Gli ultimi dati disponibili in Italia sono quelli del 2022 che vedono una spesa di 135 miliardi di euro da parte degli italiani, con una stima per il 2024 di 160 miliardi di euro. Ma il gioco d’azzardo patologico è un tema che interessa da vicino il Piemonte, che nel 2016 aveva approvato una legge che riduceva l’offerta di gioco, poi abrogata nel 2019. A partire dal 20008, nel novarese, l’Asl ha trattato 712 casi di persone affette da dipendenza dal gioco d’azzardo.
Ne abbiamo parlato con Caterina Raimondi, psicologa, referente dell’ambulatorio gioco d’azzardo patologico dell’Asl Novara che opera su quattro sedi – Arona, Novara, Borgomanero e Trecate – per affrontare percorsi di prevenzione e trattamento della patologia con i pazienti affetti da dipendenza.
Raimondi spiega il funzionamento dell’ambulatorio. «Solitamente i pazienti arrivano nel nostro centro perché il condizionamento che esercita il gioco nella loro vita è altissimo e qui possono trovare un supporto che è garantito in maniera gratuita, senza necessità di ricetta medica e senza liste d’attesa» sottolinea. Dopo la diagnosi il percorso prevede un incontro settimanale per i primi sei mesi e una serie di altre sedute per circa un anno di trattamento con l’aiuto di psicologi, educatori e esperti di dipendenze.
Non solo, all’interno dell’ambulatorio operano in convenzione anche delle associazioni esterne che offrono ai pazienti in cura un supporto dal punto di vista dell’educazione finanziaria e rispetto alle questioni legate al sovraindebitamento. Un servizio fondamentale perché, spiega Raimondi «è importante intervenire anche sul reinserimento della società e fare capire al paziente che non è solo un giocatore e, soprattutto, che il meccanismo del gioco non è risolutivo delle questioni economiche».
Nell’ambulatorio di Trecate i numeri sono di sei nuovi accessi ogni mese «in un trend che si è mantenuto costante e che ha subito un arresto soltanto con il Covid, ma che ha visto un’impennata immediatamente dopo la pandemia» spiega la dottoressa che aggiunge «l’80% sono uomini e le principali fonti di gioco sono le slot machines e i gratta e vinci, che offrono una giocata immediata, puntate minime e possibilità di reiterare il gesto». In base alla sua esperienza non esiste un profilo “tipo” di giocatore «l’unica caratteristica abbastanza costante è che si tratta di persone occupate con un reddito medio che investono una enorme quantità di tempo e di denaro nel gioco».
Tra questi non ci sono minori, perché l’ambulatorio è dedicato alle persone in età adulta e perché i minori affetti da dipendenza da gioco hanno percorsi diversi di presa in carico della patologia. Esiste, però, un altro fenomeno che inizia ad affacciarsi all’equipe di Raimondi: quello degli investimenti in criptovalute. «Conservano tutte le caratteristiche del gioco d’azzardo come euforia – specifica – capacità di puntare una somma e mancata percezione del problema, ma che interessano spesso persone con una capacità reddituale più alta di quella dei giocatori d’azzardo».
Immediatezza e ripetitività sono i tratti che rendono il gioco così pericoloso, ma sono anche le qualità che caratterizzano l’intervento dell’Asl: tempestivo e continuativo. L’attività dell’equipe si svolge anche al presidio del Centro per le Famiglie di via della Riotta a Novara, aperto il venerdì pomeriggio e il sabato tutto il giorno. «Un presidio pensato per fare prevenzione primaria e riduzione del danno – aggiunge Raimondi -. Significa portare il servizio vicino ai luoghi del gioco, come abbiamo fatto con il camper GAP, per far emergere situazioni latenti e lavorare sulla parte sommersa del fenomeno».
Un lavoro prezioso che rischia però di essere ostacolato dalle politiche attuali. Il governo e la maggioranza parlamentare stanno, infatti, smontando la normativa sul gioco d’azzardo. Emblematica in questo senso è l’approvazione della risoluzione in commissione Cultura del Senato che invita l’esecutivo a valutare l’abolizione del divieto di pubblicità sul gioco. Un passo che si inserisce in un contesto più ampio: dopo il riordino del gioco online, è ora all’esame del consiglio dei Ministri una bozza di decreto sul gioco fisico, che rischia di limitare fortemente il potere d’intervento di Regioni e Comuni, gli unici enti che negli ultimi 10-15 anni hanno cercato di arginare concretamente la diffusione del fenomeno. Nel frattempo, l’Osservatorio del ministero della Salute sul gioco d’azzardo è stato abrogato e i fondi per il contrasto alla dipendenza, destinati alle Regioni, sono stati ridotti. Un segnale scoraggiante per chi ogni giorno combatte in prima linea contro questa forma di dipendenza.