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Allontanamento zero, gli operatori del settore dicono no

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Allontanamento zero, gli operatori del settore dicono no. Ieri, martedì 21 luglio, in Provincia è stata convocata una commissione sul tema con la partecipazione dei servizi sociali e degli psicologi del territorio che si occupano di questo settore. Una riunione chiesta dalla consigliera di minoranza Milù Allegra, e accolta dalla maggioranza, per fare luce sugli allontanamenti dei minori dalle famiglie e sul disegno di legge regionale che sta facendo discutere, denominato appunto “Allontanamento zero”.

Un disegno che Allegra ha definito «scellerato e che secondo noi contiene una serie di inesattezze ed elementi di incostituzionalià. Gli ordini degli psicologi e degli assistenti sociali oltre alle famiglie affidatarie hanno preso posizioni pubblcihe contro questa proposta. Oggi vogliamo parlarne in modo neutro e scientifico per capire quale sia la situazione sul territorio novarese. Una legge che è diventata una bandiera per una parte politica: non si può approfittare dei minori in questo modo».

A prendere la parola è stato Davide Buccolini, funzionario del comune di Novara per le tematiche minorili che ha esposto i dati sul territorio della città, peraltro già resi noti tempo fa durante una seduta dall’assessore alle Politiche sociali Franco Caressa: «Sono 89 i minori in comunità di cui 53 stranieri non accompagnati tra i quali 7 sono diventati maggiorenni; dei restanti 32, 3 sono maggiorenni, 2 devono aspettano di essere ricongiunti con la famiglia e 1 di essere affidato a una famiglia adottiva. Altri 17 sono in comunità con la madre. Tutte queste situazioni vengono messe in atto in seguito a un provvedimento dell’autorità giudiziaria: non è mai il servizio sociale che decide e l’allontanamento del minore dalla famiglia avviene come estrema ratio».

 

 

Gli affidi nel 2019 sono 38 di cui 23 sono inseriti in affido nella propria rete famigliare e 9 si trovano famiglie terze.

«Il lavoro del servizio sociale – ha continuato Buccolini – viene svolto in sinergia con gli altri del territoro tra cui la neuropsichiatria dell’Asl; noi non prendiamo mai decisioni in modo autonomo, ma siamo dipendenti dalle valutazioni del tribunale. Sulla proposte di legge, il mio ordine regionale si è espresso in modo critico e mi rifaccio a quella posizione».

A seguire un coro di operatori del settore che si sono ritrovati sulle stessa linea: «Tutte le valutazioni vengono fatte in modo congiunto e segnalate all’autorità; sono decisioni sofferte e complesse che richiedono un lavoro di equipe» ha spiegato Renata Brigatti, responsabile del servizio di neuropsichiatria. «Il primo obiettivo è salvaguardare la la relazione mamma bambino – ha detto Lucia Colombo, psicologa Asl -. Abbiamo trasmesso un documento alla Regione con le nostre osservazioni che speriamo venga tenuto in considerazione».

Beatrice Guglielmetti, psicologa: «Sono in linea con le prese di posizione dei colleghi: abbiamo sottolineato alcune obiezioni nei contentui delle legge che sono state formalizzate: il nostro compito è quello di tutelare i minori».

Francesca Critisina in rappresentanza del Consorzio servizi sociali di Borgomanero: «Raccogliamo un bacino d’utenza di 73.000 abitanti; i nostri dati sono bassi con 13 minori in comunità e 25 affidamenti di cui 3 da parenti. Inteveniano con l’articolo 403 (allontanamento dei minori dalle famiglie) solo in situazioni molto gravi quando il minore è realmente in pericolo».

Renato Moletti, presidente del consorzio Cisa Ovest Ticino, ha ribadito che «il primo obiettivo è la tutela dei minori e delle famiglie: mai un allontanamento è stato fatto per motivi economici. Il nostro bacinmo d’utenza è di 90.000 abitanti e copre 27 comuni, i nostri numeri sono importanti:  61 minori si trovano in comunità residenziale, 17 in centri diurni, 12 in affidamento in famiglie, 33 in comunità mamma bambino oltre a 26 donne vittime di violenza trasferita in comunità. I disabili in affidamento diurno sono 97».

Anche Andrea Lux, presidente del consorzio di Santhià e della Casa di Gattinara ha affermato che «in un anno, nel territorio di nostra competenza, è stato effettuato un solo allontamento di due minori in una situazione davvero drammatica; per il resto 3 sono stati in una comunità mamma bambino e poi sono tornati a casa, 1 in comunità per minori, 4 affidamenti in famiglie, 6 in centri diurni. I rapporto con la neurospichiatria dell’Asl di Novara sono ottimi, tra l’altro con  livelli superiori rispetto all’Asl di Vercelli».

La consigliera di maggioranza Marzia Vicenzi ha commentato: «Leggendo la proposta di legge mi pare di capire che i contenuti e le modalità siano simili a quelli già messi in atto dai servizi sociali. Chiedo che venga trasmessa anche a noi la relazione dell’Asl inviata alla Regione».

Allegra ha poi chiesto agli operatori presenti «quali sono i motivi degli allontanamenti? E se quello che voi fate ogni giorno è ciò che prevede il disegno di legge, qual è il motivo di una nuova legge?».

Ma nessuna risposta è arrivata: la presidente della commissione, Elena Foti, ha chiuso la seduta. A margine, Allegra ha commentato: «Abbiamo capito che il tema della legga “Allontanamento zero” era tutto politico, i servizi funzionano, la maggioranza non sa cosa dire ed è evidentemente imbarazzata».

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Cecilia Colli

Novarese, giornalista professionista, ha lavorato per settimanali e tv. A La Voce di Novara ha il ruolo di direttore

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