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Al via i test sierologici sul personale sanitario dell’ospedale Maggiore

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Al via i test sierologici sul personale sanitario dell’ospedale Maggiore. Avranno inizio martedì 5 maggio allo scopo di verificare la risposta anti-corpale nei confronti del virus Sars-Cov-2 degli operatori. La Regione Piemonte ha, infatti, promosso questo piano di screening con finalità epidemiologiche tramite l’effettuazione di un test semiquantitativo. L’obiettivo è quello di vedere qual è il numero di operatori sanitari venuti in contatto con il virus.

In contemporanea l’ospedale intende effettuare uno studio osservazionale, approvato dal Comitato etico, per la valutazione e la validazione di un’altra tipologia di test di carattere qualitativo, sempre rivolto ai dipendenti: verrà dunque effettuato un doppio screening. Il tutto è finalizzato oltre che allo studio epidemiologico, anche ad assicurare una maggior sicurezza a tutti gli operatori e quindi anche quella dei pazienti, così come richiesto dagli stessi dipendenti.

 

 

Tutti quanti lavorano a vario titolo per l’ospedale (circa 3 mila) e che saranno disponibili potranno effettuare il prelievo del proprio sangue presso il proprio reparto oppure, secondo un calendario prestabilito, presso la tenda posizionata all’ingresso della sede centrale o ancora al Centro prelievi di viale Piazza d’Armi o di Galliate.

Entrambi i laboratori di analisi dell’ospedale verranno coinvolti: il test semiquantitativo verrà eseguito dal laboratorio di microbiologia, l’altro dal laboratorio di biochimica clinica; i risultati arriveranno in pochi giorni.

Dall’ospedale ricordano che il test non rileva la presenza del virus Sars-Cov-2 e quindi non influisce sulle misure preventive che devono comunque essere mantenute dagli operatori sanitari per evitare di ricevere o trasmettere il contagio. Non è la patente di immunità.

«L’analisi dei dati – afferma il professor Umberto Dianzani, direttore del Dipartmento interaziendale funzionale medicina dei laboratori e coordinatore dei laboratori regionali Covid – servirà a vedere quali reparti sono stati più esposti rispetto ad altri. Ma c’è anche una valenza futura: questa ricerca epidemiologica potrà aiutare a capire come organizzarci, quali reparti e quali categorie vanno protette maggiormente».

Il dottor Stefano Andreoni, direttore della Struttura di microbiologia e virologia dell’ospedale che finora ha già analizzato oltre 15 mila campioni da tampone, commenta: «L’analisi dei tamponi e quella sierologica viaggiano su due linee separate e dunque l’una non interferisce con il lavoro dell’altra. Del resto, l’esame sierologico lo eseguiamo quotidianamente da tempo per altre indagini e quindi siamo assolutamente preparati».

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