A chiamare il 112, nel luglio dello scorso anno, erano stati i figli: avevano visto il padre trascinare la madre in bagno dopo averla presa per un braccio e per il collo. Solo l’ultimo di una serie di episodi violenti molti dei quali già denunciati in passato dalla donna, tant’è che l’uomo era già stato condannato una prima volta.
Per i fatti accaduti dopo quella sentenza, ora lui, A.A.R., 51 anni, magazziniere di Trecate, è stato condannato nuovamente e ha rimediato complessivamente 5 anni e 3 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia, aggravati dalla presenza di minorenni. Una pena più alta di quanto chiesto dal pm, ovvero 3 anni. Il difensore aveva chiesto l’assoluzione, tenuto conto del fatto che l’imputato ha negato gli addebiti, parlando di qualche litigio.
Nella sua testimonianza la vittima ha raccontato numerose minacce: «Se fossimo in Nigeria ti avrei già ammazzato», quella ripetuta più spesso. Nel febbraio dell’anno scorso l’uomo l’aveva sbattuta violentemente contro il vetro della finestra della sala da pranzo, facendole picchiare la testa: «Non vado oltre perché se no ti ammazzo».
Qualche mese dopo l’aveva presa per il collo sferrandole un pugno; e così via via nell’escalation di violenze casalinghe, fisiche e psicologiche, fino ad arrivare all’intervento del carabinieri a luglio. Gli investigatori hanno verificato un rapporto di coppia particolarmente doloroso per lei, con un sistematico e continuativo comportamento di prevaricazione del marito sulla moglie, che si sentiva umiliata e soggiogata.